Si è concluso con un nulla di fatto il processo contro gli ex manager e dirigenti della Olivetti, tra cui lingegnere Carlo De Benedetti e il fratello Franco De Benedetti, insieme allex ministro Corrado Passera, per la morte di 10 operai e impiegati, deceduti tutti tra il 2008 e il 2013, a causa dellesposizione allamianto. A far crollare le accuse lassenza di prove concrete che possano provare la responsabilità dei singoli manager contro ogni ragionevole dubbio. Inoltre, il dibattito della comunità scientifica sulla correlazione tra esposizione prolungata allamianto e insorgere della malattia cancerogena registra posizioni variegate scrivono i giudici e in continua evoluzione stante il continuo progredire delle conoscenze medico epidemiologiche in materia, gli approdi in tema di effetti dellesposizione allagente cancerogeno amianto sul lorganismo umano. Alcuni di tali approdi hanno messo in profonda crisi – secondo questa Corte – limpianto accusatorio di questo procedimento. Non cè neppure la prova che sia mai stato utilizzato il talco killer.
Una serie di motivi che hanno dunque portato la Corte dAppello di Torino a emettere la sentenza di assoluzione il 18 aprile scorso nei confronti dei 13 manager e dirigenti.
Dopo aver chiesto una proroga di 90 giorni per depositare le articolatissime 250 pagine di motivazioni, i giudici hanno spiegato perché non è possibile arrivare a una condanna in questa vicenda giudiziaria che non si è ancora chiusa perché la procura di Ivrea continua a censire le vittime da amianto e prepara altri processi. Lassoluzione di Torino da cui si evince che non è possibile provare la colpevolezza dei manager pesa però sui procedimenti aperti. Mentre resta uno spiraglio su possibili risarcimenti in sede civile.
“La sentenza della Corte di Appello di Torino ha analizzato in maniera rigorosa e approfondita ogni elemento di prova, attinente alla asserita contaminazione da amianto nel talco e negli edifici di Olivetti”. Lingegnere Carlo De Benedetti – tramite i suoi avvocati Tomaso Pisapia ed Elisabetta Rubini – manifesta “apprezzamento per la dettagliata, approfondita e rigorosa valutazione dei dati processuali” svolta dalla Corte, che lo ha assolto “perchè il fatto non sussiste”.
“Questa sentenza – osserva – ha scardinato limpianto accusatorio, restituendo a De Benedetti e allOlivetti il merito di aver controllato i materiali in uso in azienda e di aver adottato attente attività di monitoraggio ambientale, con adozione di attestate misure di precauzione che dimostrano unanticipazione in Olivetti delle previsioni normative intervenute solo nel 1994”.