È fissato per oggi, venerdì 12 ottobre, lultimo atto del processo sulla terribile vicenda di Yara Gambirasio, la giovane 13enne uccisa a Brembate di Sopra, che vede imputato Massimo Bossetti con laccusa di omicidio. Un caso che da ben otto anni continua a dividere lopinione pubblica; indagini e inchieste senza precedenti in Italia e nel mondo; una verità che aspetta ancora di essere scoperta in maniera definitiva. Le prove raccolte dagli inquirenti non lascerebbero alcun dubbio: è Massimo Bossetti il principale e unico colpevole della morte di Yara e proprio oggi scoprirà se la Cassazione renderà definitiva la sua condanna (ergastolo), la annullerà senza rinvio oppure gli permetterà di sperare con un altro processo.
Ma partiamo dallinizio, cercando di ricostruire più dettagliatamente possibile la vicenda. È il 26 novembre 2010, sono le 18.40 circa quando Yara esce dalla palestra di Brembate di Sopra (Bergamo) e di lei si perdono le tracce. La giovane ginnasta va nel centro sportivo di via Locatelli per consegnare uno stereo, poi il buio la ingoia lungo i 700 metri che la separano da casa. Alle 18.49 il suo cellulare nero viene spento per sempre. Le ricerche non trascurano nessuna pista: dallallontanamento volontario al rapimento. Un operaio di un cantiere edile di Mapello dove conducono i cani molecolari usati per le ricerche, viene fermato su una nave diretta in Marocco perché sospettato. Pochi giorni dopo le accuse crollano: non è lui lassassino di Yara.
Arriviamo al 26 febbraio 2011: mamma Maura e papà Fulvio smettono di sperare, il corpo della loro bambina viene trovato da un appassionato di aeromodellismo in un campo abbandonato a Chignolo dIsola, a pochi chilometri da casa. Lautopsia svela le ferite alla testa, le coltellate alla schiena, al collo e ai polsi. Nessun dei colpi ha però causato la morte: Yara era agonizzante, incapace di chiedere aiuto, ma quando chi lha colpita le ha voltato le spalle lei era ancora viva. Il decesso, dopo una lunga agonia, avviene quando alle ferite si aggiunge il freddo.
Il 9 maggio 2011 la svolta dal punto di vista scientifico: sugli slip e leggings della vittima viene isolata una traccia biologica da cui è possibile risalire al Dna di Ignoto 1. Dopo il confronto con centinaia di profili si può affermare che il sospettato è figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni. Viene riesumata la salma dellautista di Gorno, la probabilità che siano padre e figlio è del 99,99999987%, ma non basta per dargli un nome. Si riparte dal Dna mitocondriale (indica la linea materna) e la comparazione tra Ignoto 1 e Ester Arzuffi (traccia nelle mani degli investigatori dal 27 luglio 2012) porta al match: la probabilità che siano madre e figlio è del 99,999%.
Si arriva al 16 giugno 2014 quando il presunto assassino di Yara ha un nome: è Massimo Bossetti, 44 anni, residente a Mapello. Sarà il ministro dellInterno Angelino Alfano ad annunciare via Twitter le manette. Sposato, padre di tre figli, il suo Dna (acquisito con un alcoltest) combacia con Ignoto 1. Per lui laccusa è di omicidio con laggravante di aver adoperato sevizie e di avere agito con crudeltà. Un delitto aggravato anche dallaver approfittato della minore difesa, data letà della vittima. Il 3 luglio 2015 inizia il processo davanti alla Corte dassise di Bergamo.
Dopo lultimo appello dellimputato, che continua a dichiararsi innocente e a chiedere una perizia sul Dna, i giudici condannano Bossetti allergastolo, come chiesto dal pubblico ministero Letizia Ruggeri, e riconoscono laggravante della crudeltà. Viene assolto invece “perché il fatto non sussiste” dallaccusa di calunnia nei confronti di un ex collega. Su di lui, detto Il favola, pesa linclinazione alle bugie, lassenza di un alibi e quel Dna che è un macigno per laccusa.
Successivamente i giudici del processo dappello confermano la sentenza di primo grado, ma è di nuovo Bossetti a chiedere “la superperizia” sul Dna così “posso dimostrare con assoluta certezza la mia estraneità ai fatti. Cosa dovete temere?”. Anche in questo caso le parole dellimputato non fanno breccia sulla giuria. Bossetti torna dietro le sbarre del carcere di Bergamo dove sta scontando lergastolo per luccisione di Yara.
Arriviamo infine ad oggi, 12 ottobre 2018: ultimo atto del processo per la morte della 13enne di Brembate. I giudici della prima sezione della Cassazione dovranno decidere, dopo aver ascoltato le parti, se confermare la sentenza, annullare la condanna senza rinvio oppure accogliere le eccezioni – ben 23 – sollevate dalla difesa e riaprire un nuovo processo dappello dove potrebbe essere concessa la perizia sul Dna invocata da sempre, a gran voce, da Bossetti.