Una lezione annullata pochi giorni prima dellinizio dellanno scolastico e quattordici ragazzi del ramo di San Vito Romano dellIstituto agricolo “Emilio Sereni”, che rischiano di essere privati ??del diritto allistruzione. Questa è la denuncia dei genitori e dei sindaci dei comuni colpiti che oggi sono stati ricevuti in audizione nella nona commissione del Consiglio regionale del Lazio, presieduta da Eleonora Mattia.
Sentendo che non era contraddittorio per lassenza del dirigente scolastico dellIstituto tecnico agrario e del direttore generale della scuola regionale del Lazio, mentre stigmatizzava Mattia. “Ci hanno detto solo stamattina che non sarebbero venuti”, ha detto il presidente della commissione, che ha poi letto una parte dellemail in cui il dirigente scolastico ha detto che era disposta ad accogliere i ragazzi nella sede dellistituto, a Roma.
Ipotesi non passabile, secondo il parere del rappresentante del comitato dei genitori degli studenti, Bruna Colaneri, intervenuta in apertura delludienza per riassumere i termini della domanda. “Listituto agricolo – ha spiegato Colaneri – non riguarda solo San Vito, ma molti altri comuni della Valle dellAniene: le alternative per i ragazzi della zona che vogliono intraprendere questo tipo di studi sono Roma, Viterbo e Frosinone, difficili da raggiungere molte cittadine montane della zona, questo è uno dei motivi per cui questa guarnigione è nata a San Vito Romano “. Colaneri ha poi denunciato il comportamento della scuola che avrebbe annunciato la chiusura della classe solo il 7 settembre, pochi giorni prima dellinizio dellanno scolastico. “Lanno scorso – ha proseguito il rappresentante – la scuola aveva annunciato a luglio lindisponibilità di creare un corso a San Vito, nonostante ci fossero 16 membri, dando tempo alle famiglie di organizzare alternative. Questanno però la notizia si avvicinava inizio delle lezioni, creando gravi disagi a genitori e figli Il 28 luglio la scuola aveva persino comunicato lelenco dei libri di testo adottati dalla classe e aveva invitato i genitori a pagare la quota di iscrizione. A oggi – conclude Colaneri – questi bambini non sanno ancora dove andare a scuola perché non hanno più lopzione della seconda opzione, perché gli istituti di istruzione superiore sono tutti pieni “.
La commissione parentale ha anche incaricato un avvocato di proteggere i diritti dei ragazzi opponendosi al ricorso alla disposizione ritenuta illegittima. Lavvocato Giovanni Vaccaro, intervenendo alludienza, ha affermato che la legge consente la formazione della prima classe, anche se composta da soli 14 studenti e ha fornito i riferimenti normativi della sua assunzione: “Prima di tutto – ha detto – larticolo 5 del Dpr n ° 81 del 2009, che fissa solo un numero massimo di studenti, venti, per la formazione di una classe di istruzione superiore, in presenza di almeno uno studente con disabilità, come in questo caso. governando dal Tar riferendosi a una classe di 22 alunni, si è affermata la possibilità di dividerlo in due classi da 11 studenti, permettendo così di formare una classe con meno di 14 ragazzi “. Inoltre, secondo lavvocato Vaccaro, dalle disposizioni combinate degli articoli 8 e 11 dello stesso DPR, è chiaro che nei comuni di montagna le classi di scuola superiore possono essere costituite con un numero minimo di dieci studenti. “Quindi – secondo il parere legale dei genitori – è già possibile formare una prima classe in un villaggio di montagna in presenza di 14 studenti”.
Il comportamento del dirigente scolastico dellistituto agricolo “Emilio Sereni” è stato criticato da tutti i sindaci e dal presidente della nona comunità montana del Lazio che ha partecipato alludienza, ma hanno anche denunciato, più in generale, le difficoltà che quotidianamente devono affrontare i residenti dei comuni montani situati in quella parte del Lazio. Difficoltà logistiche derivanti dalla morfologia del territorio ma anche pesanti disagi derivanti dai tagli nei servizi pubblici in settori quali i trasporti, la sanità e listruzione, legati al numero di utenti piuttosto che ai bisogni primari dei cittadini. In questo senso, gli amministratori locali hanno chiesto un maggiore impegno da parte della Regione, anche come interlocutore del corpo con il governo centrale.
Sulla questione specifica di San Vito Romano, tutti i consiglieri regionali che hanno partecipato allaudizione si sono presi carico della dichiarazione dei sindaci e dei genitori, impegnandosi a votare per un ordine del giorno in Aula chiedendo alla Giunta di intervenire presso il Ministero della Pubblica Istruzione e annunciando listituzione di un tavolo interistituzionale permanente in materia, composto da sindaci, rappresentanti della regione e dei genitori.