E stato sotto i riflettori Luigi Di Maio che, dopo un mese di Salvini e della sua lotta contro limmigrazione clandestina, si è ripreso la scena con il decreto dignità. Di fatto il primo provvedimento della giunta lega-cinque stelle che ha lobiettivo di ridare appunto dignità al lavoro, cercando di diminuire il tempo determinato a favore di quello indeterminato. Infatti i contratti a termine, secondo il nuovo decreto, da 36 passeranno a 24 mesi, con laggiunta di unaddizionale che dovranno pagare le aziende se il rinnovo contrattuale sarà sempre a tempo determinato. Sempre sul tema lavoro, i licenziati avranno sino al 50% dellindennizzo se mandati via senza giusta causa e le aziende che hanno usufruito di aiuti statali e che delocalizzano prima di cinque anni, incapperanno in pesanti sanzioni. Di Maio e i suoi hanno anche lavorato per cercare di diminuire il fenomeno della ludopatia, sempre più in crescita nel nostro Paese, diminuendo la pubblicità legata a giochi e scommesse su i vari media. Per lavorare allattuazione del decreto ci è voluta unintera giornata, che è passata per il Consiglio dei Ministri solo nel pomeriggio, per poi essere definitivamente approvata nella tarda serata, intorno alle 22,30. La reazione degli alleati di governo è tardata ad arrivare, specie perchè molti di loro, in primis Salvini, nella stessa giornata stavano assistendo al palio di Siena, il primo guidata da una giunta di centrodestra (quella del sindaco De Mossi) dopo anni di guida di centrosinistra. Ma dopo la notte di Martedì, la Lega ha applaudito il nuovo decreto, soprattutto per quanto concerne i punti su delocalizzazione ed abbattimento del redditometro, smussando le voci di chi pensava che ci fosse un dissidio con i colleghi pentastellati. Più che dare dignità al lavoro, si sta parlando di assistenzialismo di Stato così pensa il deputato di Forza Italia Marco Marin. Anche tra gli elettori dei cinque stelle è sorto qualche piccolo malumore, per chi pensava che il decreto dignità andasse a toccare il reddito di cittadinanza, uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale.