Limmigrazione, gli sbarchi, la clandestinità, la complicata vicenda che tocca le acque del Mediterraneo torna ancora una volta in auge con le parole relative allultimo caso”diplomatico” nel Mediterraneo. Sfuggita ieri dopo un inseguimento durato almeno un paio dore ad una motovedetta libica che minacciava di aprire il fuoco se non avessero consegnato le donne e i bambini salvati nel corso di un soccorso ad un gommone nel Mediterraneo, da più di dodici ore la nave della Ong spagnola Proactiva Open Arms con 218 migranti a bordo aspetta ancora di avere assegnato il “porto sicuro” in cui sbarcare le persone salvate.
Oscar Camps, team leader della nave, dice: “Navighiamo da ieri verso nord in attesa di istruzioni. Per avere rifiutato di dare ai libici le persone salvate, come prevede il protocollo europeo, non siamo attualmente assegnati a nessun porto in Europa. Il nostro team medico sta seguendo i casi più gravi a bordo in attesa di conoscere le decisioni della Guardia costiera italiana. Abbiamo casi gravi a bordo. Chiediamo la loro evacuazione immediata”.
Lincidente che ha visto protagonista la Proactiva Open Arms si è verificato ieri pomeriggio a 70 miglia dalle coste libiche. Gli spagnoli, su indicazioni della sala operativa di Roma, avevano individuato un gommone con 150 persone a bordo, alcune delle quali già in acqua. Mentre erano in corso le operazioni di soccorso, è arrivata una motovedetta libica che, armi puntate, ha minacciato di aprire il fuoco comntro i volontari se non avessero consegnato loro le donne e i bambini già salvati. I libici sono anche saliti a bordo delle scialuppe che gli spagnoli avevano messo in mare cercando di fare pressione, ma alla fine la Ong ha resistito e, al termine di un lungo inseguimento, si è allontanata verso la zona nord in attesa di ricevere istruzioni dalla Guardia costiera italiana.