“Non mi è mai piaciuto scrivere le mie cose su Facebook, ma vorrei approfittare di questo momento per denunciare un atto di discriminazione razziale o il razzismo nei miei confronti e nei confronti di chi subisce e non parla mai è ora di dire basta. Sono stato cacciato fuori da un bar a Palermo perché sono nero e un nero non si può permettere di sedersi perché secondo il Signore tutti i neri sono dei mendicanti che chiedono l’elemosina. Mi sento sdegnato dopo che ho vissuto in questa città per tanti anni e quello che ho fatto per questa città, grazie”. Accanto al post scritto, il giovane Yacoub Said ha pubblicato anche lo scontrino del locale del centro – a due passi dal Teatro Massimo – che gli ha riservato questo ’trattamento’. Un fatto increscioso al quel, il gestore del bar in questione, G.T., ha tentato di rimediare, spiegando all’agenzia di stampa AdnKronos: “Ci dispiace per quello che è accaduto, ma noi non siamo razzisti. Il cameriere ha fatto allontanare il ragazzo nero perché pensava che fosse un mendicante, o un vu cumprà che voleva vendere della merce ai clienti. Solo dopo abbiamo capito che era un cliente. Siamo davvero dispiaciuti per questa vicenda. Forse il ragazzo che serve ai tavoli si è espresso male – aggiunge G.T. – lo ha scambiato sicuramente per un venditore di cianfrusaglie. Ma niente di che. Non ha mica alzato la voce. Lo ha semplicemente invitato ad allontanarsi, ma non perché è nero. Sia chiaro. Non c’è niente di tutto questo. Siamo davvero molto dispiaciuti, invito chiunque a venire al bar per vedere come siamo, sempre gentili con tutti. Non siamo razzisti, lo ribadisco. Solo che a volte capitano cose sgradevoli, sono vicende che si possono evitare, ma purtroppo ormai è successo. Volevamo anche offrigli il caffè – aggiunge il gestore del bar, spiegando di essersi subito scusati con lui, dopo aver capito l’equivoco – ma il ragazzo si è offeso e se n’è andato. Ripeto: Siamo tutti molto dispiaciuti per l’accaduto”. Purtroppo però negli stessi istanti sui social già infuriava la polemica, e le conseguenti ingiurie contro il locale palermitano.
M.