NEI PROGRAMMI ELETTORALI DI LORO NON SI PARLA, I MALATI ONCOLOGICI: SCARSA ATTENZIONE DAI POLITICI

    Forse, a parte i diretti interessati ed i loro famigliari, sono in pochi ‘a farci caso’, ma in Italia – con 370 mila nuovi casi ogni anno – il numero di malati oncologici continua ad aumentare, Parliamo ci almeno 3 milioni di persone, quotidianamente in lotta con questa terribile patologia. Una condizione di per se già abbastanza difficile, spesso resa ancora peggiore dalla qualità dei servizi assistenziali che mutano da regione a regione, evidenziando spesso enormi lacune che investono la sostenibilità economica, la prevenzione primaria e, oltretutto, la carenza di risorse umane. Dopo aver raccolti in quattro distinti temi ‘l’universo’ della malattia, Sono i 4 temi su cui oggi 17 associazioni dei malati di tumore – attraverso la collaborazione con Salute Donna Onlus – hanno invitato i politici ad un confronto in merito a questo dramma sociale, denunciando allo stesso tempo come, l’attuale campagna elettorale in corso, abbia finora dedicato scarsa attenzione alle politiche sanitarie legate all’oncologia e alle malattie tumorali. Come ha tenuto a sottolineare presidente di Salute Donna, Annamaria Mancuso, “Migliorare la vita di milioni di persone che lottano contro il cancro è la ragione d’esistere delle nostre associazioni e l’obiettivo della nostra iniziativa. Chiediamo dunque a tutti i politici che daranno vita alla prossima legislatura l’impegno a riportare al centro delle politiche sanitarie e delle programmazioni istituzionali gli unmet need dei pazienti oncologici e delle loro famiglie”. Nei temi viene evidenziata la marcata differenziazione di attività, risultati e, cosa da non da poco, la qualità dell’assistenza sanitaria tra le regioni che, spiegano le associazioni, penalizza circa un milione di italiani. Come osserva il presidente di Acto Bari (Alleanza contro il tumore ovarico), Adele Leone, “Sulle questioni di importanza fondamentale, come quelle che riguardano la cura dei pazienti oncologici non devono esserci divergenze regionali così impressionanti come purtroppo ci sono oggi: il primo, fondamentale passo per livellare le diseguaglianze e limitare la mobilità passiva è l’applicazione dei percorsi diagnostici terapeutici (Pdta) in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, così come auspicato dall’accordo”. Ad incidere poi in peggio sulla sostenibilità del sistema salute e, in particolare, sulla consistenza del Fondo sanitario nazionale, la mobilità passiva, latrice di una spesa di oltre 4,3 miliardi di euro. Dunque, a preoccupare le associazioni, l’eventuale scesa del Fondo sotto ‘l’asticella rossa’ rappresentata dal 6,5% del Pil stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità, non impossibile a verificarsi nel prossimo triennio. Con l’incognita che minaccia di veder vanificata la regolare erogazione dei Livelli essenziali di assistenza, così come la disponibilità delle terapie innovative ad alto costo, il responsabile Gaplmc (Gruppo Ail pazienti leucemia mieloide cronica), Felice Bombaci, rileva che “le terapie innovative, se da un lato comportano un alto costo, dall’altro consentono a sempre più persone di tornare alla vita produttiva e dunque a generare Pil. Esistono anomalie di gestione che vanno corrette: ad esempio i fondi derivanti dal payback e dalle negoziazioni Aifa per volumi sul costo di farmaci, che sono incamerati dalle Regioni, ma spesso non ritornano al comparto sanitario”. Poi, a proposito di risorse umane, le associazioni rimarcano che all’appello mancano circa 47mila professionisti del settore infermieristico (dati Ipasvi). Ed Isabella Francisetti, presidente Amoc Onlus (Associazione malati oncologici colon-retto), puntualizza che “la carenza di risorse umane incide in modo determinante anche nella gestione degli screening, come quello per il tumore del colon retto, e a cascata sulla vita dei pazienti: il numero limitato di ambulatori di gastroenterologia che eseguono colonscopie, esame necessario per diagnosticare la presenza di eventuali neoplasie, comporta una dilatazione dei tempi delle liste di attesa e quindi una ricaduta negativa sulla prognosi della patologia”. ‘Incombenze’ che vanno ad appesantire gli operatori sanitari, costretti a quel punto a dedicare minore attenzione nell’ambito della qualità del rapporto con il paziente. “La disponibilità all’ascolto e al feedback tra medico e paziente – commenta il presidente Aiscup (Associazione italiana per lo studio e la cura del paziente oncologico), Patrizia Burdi – ha un impatto positivo notevole sulla qualità di vita di entrambi, come attestato ormai da numerosi studi. Una comunicazione empatica non è un dono di pochi, ma una competenza che tutti possono apprendere e che può contribuire alla riduzione dei costi dell’assistenza medica: è tempo che anche in Italia diventi uno specifico insegnamento nelle Scuole di medicina”. Federica Ferraresi, di Walce Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe), aggiunge che “Siamo schierati in prima linea – dice – per ribadire l’inequivocabile importanza della divulgazione della cultura della prevenzione a tutti i livelli, per promuovere stili di vita consapevoli e contrastare la falsa informazione e il nostro movimento si sta confermando una strategia efficace per raggiungere questi obiettivi”. Dal canto suo, Monica Forchetta, presidente Apaim (Associazione pazienti Italia melanoma), spiega che “Efficaci iniziative di prevenzione del melanoma sono un bisogno sempre più urgente, se vogliamo contrastare la sua incidenza, addirittura raddoppiata negli ultimi 10 anni. Una volta era una patologia che colpiva solo gli adulti. Ora sono molti, troppi i giovani che si ammalano. Dobbiamo dunque partire dalle scuole, perché un bambino informato oggi è un adulto sano domani”. Concludendo, Mancuso ha affermato che “Come in tutte le tribune pre-elettorali, l’agenda politica dei contendenti è piena di buoni propositi e proposte intelligenti. Sarà nostro preciso compito fare di tutto affinché i progetti e le iniziative individuate nell’Accordo si trasformino, in tempi ragionevoli, in pratiche concrete e condivise”.
    M.