Il precedente, eclatante, risale al 2014 quando, nel corso di un’irruzione all’interno di un dormitorio scolastico nella città settentrionale di Chibok, un commando di Boko Haram (che in Nigeria fa tremare), rapì oltre 200 ragazze. La notizia fece il giro del mondo, facendo temere per la loro sorte: se non uccise, gran parte di loro rischiavano di divenire schiave e oggetto di sfoghi sessuali da parte dei terroristi. Celebrità di tutto il mondo si unirono nel lanciare un appello alla loro liberazione attraverso la ’Bring Back Our Girls’, alla quale diede un forte e decisivo sostegno l’allora first lady statunitense Michelle Obama. Ora l’incubo, esattamente come allora, sembra essere nuovamente tornato. E’ infatti accaduto che lo scorso lunedì uomini armati di Boko Haram hanno attaccato la Government Girls Science and Technical School, una scuola femminile di Dapchi, nello stato di Yobe, nel nordest della Nigeria. Come ha riferito all’agenzia di stampa Dpa il commissario per l’educazione dello stato, Mohammed Lamin, ha riferito che alle prime avvisaglie della sparatoria, numerose, tra insegnanti ed allieve, sono riuscite a fuggire disperdendosi nella boscaglia circostante. Quando è tutto finito, genitori e parenti delle ragazze si sono radunati davanti al’istituto portando le loro testimonianze e racconto dei fatti: “Ci hanno detto che si erano rifugiate in altri villaggi, ma siamo stati in tutti questi villaggi, invano – ha raccontato un genitore disperato – Cominciamo a temere il peggio. Abbiamo paura che si tratti di una nuova Chibok”. Un altro genitore ha testimoniato di aver visto andar via un camion pieno di studentesse. La Bbc ha riferito che molte ragazze sarebbero state trovate, ancora nascoste nella boscaglia, ed altre rintracciate nei villaggi vicini. Ufficialmente però le autorità locali non hanno ancora pronunciato la parola rapimento ma, a quanto sembra, al momento all’appello ne mancherebbero ancora 93. Nelle ricerche sono impegnati centinaia di uomini.
M.