FORSE UN VIZIO FORMALE: DECINE DI BOSS AGRIGENTINI TORNANO A PIEDI LIBERO DOPO IL MEGA BLITZ

    Mentre da un lato si plaude all’ennesima operazione antimafia, che oggi ha assicurato alla giustizia diversi esponenti legati alla ’Ndrangheta, dall’altro si guarda con preoccupazione a quanto sta accadendo in questi giorni in Sicilia. Come hanno raccontato dei funzionari investigativi all’agenzia di stampa AdnKronos infatti, nell’agrigentino continuano a susseguirsi scarcerazioni ‘eccellenti’: non solo picciotti e gregari ma, addirittura anche alcuni boss di Cosa Nostra, benché accusati di associazione mafiosa ed estorsione, sono già sulla strada di casa. “Delle 57 persone arrestate lo scorso 22 gennaio nell’ambito dell’operazione ‘Montagna’ – rivelano gli inquirenti – già oltre 20 di loro sono state scarcerate, Ed il numero potrebbe crescere”, avvertono. E dire che, commentando quello che il procuratore palermitano Francesco Lo Voi aveva definito “una delle più importanti operazioni antimafia degli ultimi anni”, il Comandante provinciale dei Carabinieri di Agrigento, Col. Giovanni Pellegrino, parlò di maxiblitz che aveva “decapitato Cosa nostra agrigentina. Con l’operazione vengono aggrediti due mandamenti mafiosi preesistenti – affermo il Col. Pellegrino – e messa in luce l’esistenza di una nuova ’creatura’, la ’Montagna’ a cui aderiscono, sotto l’egida, del paese di Santa Elisabetta, anche i paesi della realtà provinciale montana di Agrigento”. Fiutando il business il clan in questione aveva allungato i ‘tentacoli’ anche nei confronti delle cooperative che gestiscono l’accoglienza dei migranti, che fortunatamente “non sono andati in porto. Le estorsioni consistevano nella richiesta di fare assumere alle coop del personale riconducibile a Cosa nostra e dall’altra di avere una percentuale su ogni contribuito pro capite ottenuto”. Riguardo ai motivi per cui il tribunale del Riesame di Palermo ha scarcerato oltre 20 degli arrestati (si parla di un vizio formale), le motivazioni del provvedimento saranno spiegate solo tra 45 giorni, quando la Procura potrà presentare ricorso in Cassazione. Nel frattempo però i boss saranno a piede libero, intenti a rafforzare i propri poteri. E dire che l’Operazione Montagna si era distinta anche per il fatto che, per la prima volta, erano state proprio le vittime del pizzo a ribellarsi, decidendo di denunciare i loro estorsori. Ora il rischio che qualcuno possa presentarsi loro per ‘rinfacciargli lo sgarbo’ è altissimo, e certo non incoraggia quanti altri in dubbio se ribellarsi e denunciare….
    M.