IMU E TASI: NONOSTANTE IL BLOCCO DEGLI AUMENTI INTRODOTTO DA RENZI, DENUNCIA LA CGIA, LUNEDÌ LA STANGATA

    “Lunedì prossimo sarà una giornata di passione per milioni di italiani. Oltre al pagamento della seconda rata dell’Imu e della Tasi, gli imprenditori, ad esempio, dovranno versare le ritenute Irpef e i contributi previdenziali dei propri dipendenti e dei collaboratori”. E’ il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, a ricordare che entro lunedì prossimo, scade la seconda rata dell’Imu e della Tasi che ammonterà, complessivamente, a 9,9 miliardi di euro. Come spiega l’Ufficio studi della Cgia, si è giunti a tali cifre “analizzando i dati riferiti ai gettiti della prima e della seconda rata degli anni precedenti”. Dunque, i proprietari di case di lusso, di immobili ‘strumentali’ (negozi, capannoni, uffici, botteghe), sono chiamati all’ennesimo salasso. In particolar modo, i maggiori sacrifici sono ad appannaggio dei proprietari di seconde e terze case, chiamati a versare ai Comuni 5,3 miliardi di euro. Per quanto riguarda invece i possessori di capannoni, uffici e negozi, i pagamenti ammonteranno complessivamente a 4,5 miliardi di euro.Per gli intestatari ‘tipo’ di una casa di pregio utilizzata come abitazione principale, verseranno all’amministrazione comunale di residenza qualcosa come 36,8 milioni di euro. Come spiega ancora Zabeo, “coloro che sono tenuti al pagamento su base mensile dell’Iva dovranno corrispondere all’erario l’imposta riferita al mese di novembre. Se si considera che entro Natale bisognerà erogare anche le tredicesime, per moltissime imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, non sarà facile disporre della liquidità necessaria per onorare tutte queste scadenze”. In una sorta di ‘classifica’ tra le regioni che verseranno il contributo maggiore, spicca la Lombardia che pagherà, tra Imu e case di lusso (7 milioni di euro), per Imu e Tasi sugli immobili strumentali (1 miliardo) mentre, sulle seconde/terze case (786 milioni), per un totale di 1,8 miliardi di euro. Seguono poi il Lazio, con 1,2 miliardi di euro complessivi; e gli emiliano-romagnoli con 855 milioni di euro. Renato Mason, segretario della Cgia, spiega che “Grazie al blocco degli aumenti introdotto dal Governo Renzi nella legge di Stabilità 2016, ad eccezione della Tari, anche quest’anno le tasse locali non hanno subito alcun aumento. Non solo, ma già da due anni possiamo beneficiare dell’abolizione sia della Tasi sulle abitazioni principali non di lusso sia dell’Imu sugli imbullonati e sugli immobili a uso agricolo”. Ad ogni modo, tiene a sottolineare ancora la Cgia, è comunque insopportabile il carico fiscale che pesa sulle spalle dei contribuenti italiani:. “In linea puramente teorica – osserva Zabeo – nel 2017 ogni italiano verserà mediamente 8mila euro di imposte e tasse all’erario, somma che si alzerà fino a sfiorare i 12mila euro se si considera anche il pagamento dei contributi previdenziali. E la serie storica indica che negli ultimi 20 anni le entrate tributarie dello Stato sono aumentate di oltre 80 punti percentuali, quasi il doppio dell’inflazione che, nello stesso periodo, è salita del 41 per cento. Le difficoltà legate alla crisi e il conseguente deciso aumento delle tasse avvenuto in questi ultimi 10 anni hanno, tra le altre cose, aumentato le dimensioni dell’economia sommersa presente nel nostro Paese”. Il ‘nero’, spiega ancora la Cgia, “che continua ad alimentare la concorrenza sleale di coloro che non sono conosciuti al fisco nei confronti della stragrande maggioranza degli operatori economici di piccola dimensione che non vogliono o non possono evadere il fisco”. Come si evince infatti dalle recenti stime elaborate dall’Istat relative al 2015, l’economia sommersa si aggira attorno ai 190 miliardi di euro l’anno, che significa l’11,5 per cento del Pil italiano. Di questi, continua la Cgia, il 49% è ascrivibile a forme di sotto-dichiarazione dei redditi praticate dagli operatori economici (pari a 93,2 miliardi), il 40,6 per cento al lavoro irregolare (pari a 77,3 miliardi di euro), con un e restante del 10,4 per cento (19,8 miliardi di euro), comprese altre componenti residuali di evasione, come ad esempio quelli degli affitti in nero.
    M.