CLAMOROSO RICATTO AD UBER: HACKER ’RAPISCONO’ MILIONI DI DATI SENSIBILI DEI SUOI UTENTI

    “Non ci sono scuse, non sarebbe dovuto accadere. Stiamo monitorando gli account interessati e li abbiamo segnalati per una ulteriore protezione. In ogni caso fino a ora non ci sono state violazioni e non è stato fatto un uso improprio dei dati trafugati. Anche se non posso cancellare il passato, posso dire a nome di ogni dipendente Uber che impareremo dai nostri errori”. Con grave ritardo Dara Khosrowshahi, amministratore delegato di Uber, ha finalmente commentato l’assurdo furto subito da un esperto team di hacker, che si è impossessato di qualcosa come dati più meno personali, relativi a 57 milioni di persone tra clienti e conducenti. Un fatto gravissimo, riferisce ’Bloomberg’, avvenuto nel 2016, e per il quale la compagnia (in silenzio), ha pagato 100mila dollari di riscatto agli hacker(rimasti comunque sconosciuti), perché eliminassero i dati rubati, eventualità oltretutto da verificare. Basti pensare che già nel 2014, per aver taciuto rispetto ad una violazione meno importante, la piattaforma di noleggio di trasporti privato, è stata multata di 20mila dollari. Uscita la notizia Joe Sullivan, capo della sicurezza di Uber, ha lasciato la compagnia. Apprensione e rabbia in particolare negli Stati Uniti dove, oltre a nomi, indirizzi email e numeri di cellulare, gli hakr hanno anche ’piratato’ i numeri della patente di ben 600mila cittadini americani.
    M.