A Roma, una lite tra ex partner è sfociata in un grave episodio di aggressione fisica. In via Pietro Blaserna, un uomo ha aggredito brutalmente la sua ex compagna, coinvolgendo anche il padre della donna, intervenuto nel tentativo di proteggerla. L’aggressione ha causato ferite significative a entrambe le vittime, che sono state soccorse e trasportate d’urgenza in ospedale. I Carabinieri, dopo aver raccolto prove sufficienti, hanno arrestato l’aggressore, un 38enne originario di Crotone. Il Tribunale di Roma ha confermato l’arresto, disponendo per l’indagato l’obbligo di dimora nel comune di origine, in attesa degli sviluppi giudiziari.
I dettagli dell’aggressione in via Pietro Blaserna
L’episodio si è verificato nella serata del 30 novembre, quando una disputa tra ex partner è degenerata in un violento pestaggio. Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri di Porta Portese, l’uomo ha aggredito la sua ex compagna con calci e pugni.
Il padre della donna, accorso per fermare l’assalitore, è stato anch’egli colpito. La rapidità dell’intervento dei militari ha permesso di evitare conseguenze ancora più gravi.
Entrambe le vittime sono state trasferite in ospedale per ricevere cure mediche: la donna è stata ricoverata al pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli, dove le sono stati assegnati 30 giorni di prognosi per le ferite riportate. Il padre, invece, è stato trasportato all’ospedale San Camillo, dove è rimasto sotto osservazione per valutare le sue condizioni.
Arresto dell’aggressore e decisioni del Tribunale
I Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno proceduto all’arresto immediato dell’uomo sulla base di elementi raccolti durante le prime fasi dell’indagine sull’aggressione. L’arrestato, un uomo di 38 anni originario della provincia di Crotone, è stato condotto presso il carcere di Regina Coeli.
Il Tribunale di Roma ha successivamente convalidato l’arresto, applicando l’obbligo di dimora nel comune di Crotone come misura cautelare. L’indagine è attualmente nelle fasi preliminari e, come previsto dalla legge, l’indagato deve essere considerato innocente fino a una sentenza definitiva che accerti eventuali responsabilità penali.