“I piatti rivelano la personalità dello chef. Quelli di Norbert Niederkofler, del ristorante St. Hubertus, sanno raccontare mille e una storia. I protagonisti sono la natura, la cultura e i gusti schietti e intensi delle sue montagne, la passione e la fatica quotidiana dei contadini e degli allevatori, la qualità eccelsa dei loro prodotti, le tradizioni e i metodi tramandati, il calore dei masi, il desiderio di viaggiare per imparare e di ritornare per ritrovare il proprio stile di vita, l’impegno, la cura, la costanza che si sposano con l’entusiasmo e la leggerezza”. Così Michael Ellis, direttore internazionale Guide Michelin, descrivendo la prestigiosa terza stella assegnata allo chef dallo chef Norbert Niederkofler, in virtù di un a fare cucina descritto “emozionante dagli stessi ispettori”, con il suo ristorante St. Hubertus di San Cassiano. Tuttavia, ciò che salta agli occhi, è sicuramente la perdita della seconda stella dell’iper celebrato Carlo Cracco, che forse ’distratto’ dalla troppa tv finisce per restare con una soltanto. Un’edizione, questa numero 63 della Guida Michelin Italia che, come sottolinea il direttore Sergio Lovrinovich, conferma l’Italia come la seconda selezione più ricca al mondo, grazie ad alcuni ristoranti che, sottolinea “confermano di avere una cucina che vale il viaggio”. E vengono citati Piazza Duomo ad Alba, Da Vittorio a Brusaporto, Dal Pescatore a Canneto Sull’Oglio, Reale a Castel di Sangro, Enoteca Pinchiorri a Firenze, Osteria Francescana a Modena, La Pergola a Roma e Le Calandre a Rubano. In pratica sono ben 41 i ristoranti che “meritano una deviazione”, e quindi le due stelle Michelin. Scorrendo la Guida, ecco il Vun di Milano, con la sua cucina innovativa di Andrea Aprea, “che guarda al futuro senza mai dimenticare le sue origini”. Per non parlare poi del “talento innato” del 28enne chef Matteo Metullio (La Siriola). “Come per Matteo Metullio – scrive Lovrinovich, anche per Alberto Faccani – chef del ristorante Magnolia di Cesenatico,ndr – la cucina è stato un sogno di bambino che continua a realizzare quotidianamente, con ’curiosità, creatività e disciplina’”. Ecco il perché della seconda stella per “i suoi piatti memorabili, le cui costanti sono elaborazione, fantasia e accostamenti originali, che valorizzano le materie prime del territorio, superandone i confini”.
M.