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    Trattato globale sulla plastica, al via i negoziati. Greenpeace: “Il mondo vi guarda”

    Al via l’ultimo, decisivo, round di negoziati per il Trattato globale sull’inquinamento da plastica. L’INC-5 discuterà degli obiettivi da raggiungere a Busan, in Corea del Sud, fino al 1° dicembre.

    A Busan, in Corea del Sud, è iniziato l’ultimo round di negoziati per definire un Trattato globale sull’inquinamento da plastica. Il Comitato Intergovernativo di Negoziazione (INC-5), composto da delegati di tutto il mondo, si riunirà fino al 1° dicembre presso il Busan Exhibition and Convention Center. L’obiettivo del summit, giunto alla quinta – e ultima – sessione, è di raggiungere un accordo internazionale vincolante per combattere l’inquinamento da plastica.

    Nessuna persona su questo pianeta vorrebbe vedere rifiuti di plastica negli spazi verdi, nelle proprie strade o che si riversano sulle proprie coste. Nessuna persona vorrebbe particelle di plastica contaminata da sostanze chimiche nel proprio flusso sanguigno, nei propri organi o nei propri bambini non ancora nati.”, ha dichiarato Inger Andersen, Sottosegretario generale delle Nazioni Unite e direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, nella Plenaria di apertura delle negoziazioni.

    Quindi, il mondo vuole porre fine all’inquinamento da plastica. Il mondo ha bisogno di porre fine all’inquinamento da plastica. Vi chiedo di consegnare uno strumento questa settimana che ci metta sulla strada per consegnare proprio questo, per migliaia di giorni, mesi e anni a venire”, ha concluso Andersen.

    Nel corso della settimana, i delegati lavoreranno sulla bozza definita nelle scorse sessioni – l’ultima ad aprile a Ottawa, in Canada – per arrivare alla versione definitiva di un Trattato globale sull’inquinamento da plastica. Tra i temi principali ci sono la drastica riduzione della produzione di plastica, l’eliminazione di quella monouso e la valutazione dell’impatto dell’inquinamento sugli ecosistemi (specialmente marini).

    La comunità scientifica ha lanciato numerosi allarmi sulle conseguenze disastrose della plastica sulla biodiversità, sul clima e sull’uomo. Le microplastiche ad esempio, hanno ormai invaso il Pianeta, contaminando anche il nostro organismo.

    Trattato globale sulla plastica, Greenpeace: “Abbiamo bisogno di un accordo ambizioso”

    In vista della definizione del Trattato definitivo, l’associazione ambientalista Greenpeace ha issato una bandiera raffigurante un gigantesco occhio su una gru alta dieci piani proprio a Busan. L’opera, ideata dall’artista Dan Acher in collaborazione con Greenpeace East Asia, è costituita dai ritratti di migliaia di volti di attiviste e attivisti di tutto il mondo, inclusi quelli di attori noti come William Shatner e James Cromwell.

    Il messaggio dell’opera è chiaro e si rivolge ai leader mondiali: il mondo vi sta osservando e chiede un trattato ambizioso per affrontare questa emergenza.

    Inizia la fase cruciale dei negoziati per il trattato sulla plastica e i governi devono agire per tutelare le persone e il pianeta anziché preservare gli interessi delle aziende dei combustibili fossili e dell’industria petrolchimica”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “Un trattato debole sarebbe un fallimento. Abbiamo bisogno di un accordo ambizioso e legalmente vincolante per ridurre la produzione di plastica ed eliminare la plastica monouso, per proteggere la nostra salute, le nostre comunità, il clima e il pianeta.

    Il mondo quindi osserva l’operato dei delegati, ma non lo fa in modo passivo. Negli anni infatti, Greenpeace insieme al movimento Break Free from Plastic, ha consegnato le firme di oltre due milioni di persone che hanno sottoscritto la petizione. Ciò che hanno chiesto i firmatari ai governi è di superare l’idea che il riciclo sia l’unica soluzione e di:

    • ridurre la produzione di plastica di almeno il 75% entro il 2040 per contenere il riscaldamento globale entro il limite di 1,5°C proteggendo così clima, salute, diritti umani e comunità;
    • vincolare le grandi multinazionali a vendere sempre più prodotti sfusi o con packaging riutilizzabile;
    • assicurare che i Paesi sviluppati guidino una giusta transizione e offrano supporto ai Paesi in via di sviluppo;
    • dare voce a Popoli Indigeni, comunità vulnerabili e lavoratori nella progettazione di una transizione verso un’economia basata sul riuso.

    Quello dei rifiuti plastici è un problema che tocca da vicino anche l’Italia, che esporta grandi quantità di spazzatura in Paesi che non hanno neanche le strutture idonee al riciclo. Come la Turchia, dove nel 2023 sono arrivati 41.580 tonnellate di plastica dal nostro Paese.

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