Quando si parla di educazione ecologica nelle scuole, bisogna ripensare il modello di insegnamento: non basta più il semplice passaggio di informazioni
Ecologia, cambiamento climatico e temi ambientali. Ogni giorno si affrontano queste tematiche e per questo è sempre maggiore l’attenzione che viene richiesta alle scuole per l’insegnamento dell’educazione ecologica. Tuttavia se non cambiamo il nostro modo di pensare, non si può attuare una vera e propria rivoluzione, come ha spiegato Luigina Mortari, professoressa di Epistemologia della ricerca all’Università di Verona.
Cambiare il modello educativo
“Riconfigurare il modello educativo in modo che non sia solo istruzione e passaggio di informazioni. Perché l’altro limite è pensare che l’educazione ecologica vada a coincidere con l’istruzione sulla disciplina dell’ecologia. Invece si parla di un contesto educativo dove tu impari un altro modo di essere e questo è l’auspicio che io rivolgerei a chi sta organizzando i nuovi modi di concepire la scuola” ha detto la professoressa Mortari, ospite di CrescimiTu su TeleAmbiente.
Le proteste dei giovani per il clima
Se da una parte le nuove generazioni, a cominciare da Greta Thunberg, hanno mostrato una grande sensibilità sui temi ambientali e sono scesi in piazza per far sentire la propria voce, è anche vero che su questi temi bisogna agire a livello educativo, sia a scuola sia in famiglia. Centrale rimane dunque il ruolo delle istituzioni. “Noi possiamo agire dentro le istituzioni, con la speranza che poi la famiglia possa essere contagiata dal pensiero della scuola. Studi anglosassoni di un decennio fa dimostrano che quando tu organizzi un percorso significativo a scuola, mirato a cambiare il nostro modo di essere, gli studenti portano a casa l’apprendimento e diventano motore del cambiamento anche in famiglia” ha detto ancora la professoressa Mortari.
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