“L’indicatore anticipatore di ottobre registra una variazione marcatamente positiva suggerendo la prosecuzione dei ritmi di crescita”. E’ quanto affermato stamane da Giorgio Alleva, presidente Istat, nell’ambito dell’audizione sulla manovra, tenuta davanti alla commissione Bilancio congiunte di Camera e Senato a Palazzo Madama, riferendo sull’andamento congiunturale, per il quale “continuiamo a riscontrare segnali positivi, soprattutto sui beni strumentali”. Dunque, sottolineando incoraggianti segnali di ripresa in ogni i settori, tranne l’edilizia, Alleva ha tenuto a precisare che a crescita “prosegue sulla dinamica dei mesi precedenti”. Nello specifico. ha illustrato, è “il settore manifatturiero a mostra ulteriori segnali di vivacità con una crescita della produzione che registra incrementi di maggiore intensità per i beni strumentali. La crescita dei ritmi produttivi – ha osservato il presidente Istat – rappresenta una caratteristica rilevante di questa fase congiunturale”. Piuttosto, rimane invece “stagnante il settore delle costruzioni”. Tuttavia, nel mese di ottobre il clima di fiducia a ottobr è parso “in leggero aumento proseguendo la fase salita dei mesi precedenti” anche se, di contro, la fiducia dei consumatori è in “contenuto peggioramento. Si tratta comunque di un quadro di sostanziale miglioramento rispetto a mesi precedenti, eccetto per le costruzioni”, spiega ancora Alleva, il quale esalta però l’umore del trend internazionale che “permane favorevole”, con “la crescita Usa che prosegue”, e la zona euro che si dimostra “robusta con gli indicatori economici Ue orientati positivamente”. Quindi l’Istat spiega che le politiche della manovra risultano “in continuità con l’azione del governo degli ultimi anni a favore delle imprese e delle famiglie”. Ma il nodo è rappresentato – a ecorrere dal 2019 – del rialzo dell’età pensionabile rispetto all’aumento dell’aspettativa di vita, secondo cui per l’Istat può rappresentare una nota dolente, specie per l’avento della campagna elettorale, con il governo che potrebbe però comprometterne gli effetti qualora estendesse – come ventilato – l’Ape social ai lavori più gravosi. Alleva osserva infatti che non è solamente questione di categorie, ma del percorso delle persone: ovvero, quanto si è stati in quella posizione. “Serve questa conoscenza individuale – spiega il presidente dell’Istat – E’ un tema che si può affrontare ma va studiata sia la misura che la sua fattibilità di implementazione. La questione è nel dibattito da moltissimo tempo. La comunità scientifica non è arrivata ancora ad una proposta unanime per identificare le differenze nella speranza di vita per particolari professioni, occorrono studi epidemiologici che arrivino a conclusioni sulle differenze di logoramento di alcune professioni rispetto alla durata di vita”. Quini secondo l’Istat, “La professione non è un dato acquisito, servono informazioni sulla durata”.
M.