Una tragedia nella tragedia che purtroppo, ancora una volta, sottolinea le immani difficoltà e la dolorosa solitudine, che si celano allinterno di quei nuclei familiari dove vive una persona afflitta da disagio psichico. In questo caso poi, le concause che hanno scandito i tempi e le modalità del luttuoso epilogo, esaltano ulteriormente lo stato di abbandono (istituzionale), che inscatola tali situazioni. Stranieri in un paese della provincia, dove è già considerato uno straniero chi viene dalla vicina Capitale, una condizione economica non felice e, come dicevamo, lassoluta inadeguatezza di un sistema sanitario, che nella migliore delle ipotesi, per chi soffre di queste patologie, garantisce uniniezione (di quelle che inebetiscono) a domicilio. Nel paesino sabino di Montorio Romano, a una manciata di chilometri della Capitale, in molti conoscevano quel ragazzo moldavo 29enne, preso in ostaggio da una fortissima depressione, che condivideva le sue giornate in casa in compagnia della madre 62enne. E stata la sorella del ragazzo a dare lallarme, dopo che da qualche giorno non riusciva a comunicare con i suoi familiari. Affiancati dai sanitari del 118, i carabinieri della stazione di Nerola, e il nucleo operativo della compagnia di Monterotondo, non hanno potuto far altro che constatare il teatro della tragedia: dopo aver strangolato la madre, il giovane si è impiccato. Cè poco altro da aggiungere
M.