Ospite del ’VI Healthcare Summit’ organizzato nella Capitale dal Sole24Ore, il ’battagliero’ presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha denunciato l’esiguità della Manovra rispetto al Sistema sanitario italiano. Il presidente ha infatti sottolineato che la bozza della Legge di Bilancio 2018 sbarca in Parlamento “prevedendo per la sanità solo briciole e nuovi tagli? L’unico punto fermo, infatti, è la sanatoria del payback farmaceutico pregresso. Nessun cenno sul rinnovo di contratti e convenzioni, sullo sblocco del turnover, sull’abrogazione del superticket, sugli investimenti per l’edilizia sanitaria, mentre c’è, addirittura, il rischio concreto di una ulteriore riduzione di 300 milioni di euro del Fondo sanitario del 2018”. Nello specifico Cartabellotta ha spiegato come, il provvedimento, per il 2018, destinandolo alla riduzione del debito, erogherà alle Regioni a statuto ordinario un contributo di 2,2 miliardi di euro, importo che poi confluirà nel ’concorso alla finanza pubblica delle Regioni a statuto ordinario, per il settore non sanitario’, che ammonta invece a quasi 2,6 miliardi. Dunque, nello specifico, per determinare tale cifra, 94,1 milioni saranno prelevati dalle risorse per l’edilizia sanitaria mentre, altri 300 milioni ’in ambiti di spesa e per importi proposti, nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza’. Come evidenzia infatti il presidente della Fondazione, “Purtroppo la storia recente ci ha insegnato che quando le Regioni sono state chiamate a recuperare risorse in ambiti di spesa e per importi proposti nel rispetto dei Lea, il conto finale lo ha sempre pagato la sanità. E nel 2018, con un finanziamento pubblico già decurtato di 604 milioni, un taglio di 300 milioni determinerebbe un azzeramento quasi totale del miliardo di aumento che si continua a sbandierare. A seguito del costante e imponente definanziamento – osserva ancora Cartabellotta – in Italia la spesa sanitaria continua inesorabilmente a perdere terreno, sia in rapporto al Pil sia, soprattutto, come spesa pro-capite: siamo sotto la media Ocse e in Europa ben 14 Paesi investono più dell’Italia. Tra i Paesi del G7 siamo fanalino di coda per spesa totale e per spesa pubblica, ma secondi per spesa out-of-pocket, segnale inequivocabile che la politica ha scaricato sui cittadini una consistente quota di spesa pubblica, senza rinforzare la spesa intermediata. In questo scenario desolante nessuno si aspettava miracoli per la sanità dalla Legge di Bilancio: tuttavia, garantire le risorse per il rinnovo di contratti e convenzioni, oltre che per lo sblocco del turnover, rappresentava il segnale minimo sia per confermare che i Lea non sono ’autoeroganti’, sia per dare un simbolico riconoscimento a tutti i professionisti della sanità che in questi anni hanno sostenuto un Ssn pesantemente definanziato. Al tempo stesso, l’eliminazione del superticket sembrava un intervento di equità sociale irrinunciabile. Alla politica e al confronto parlamentare – conclude infine il numero uno del Gimbe – il compito di recuperare quelle briciole che potrebbero restituire un po’ di dignità alla più grande conquista sociale del popolo italiano. Certo è che nel testo della Legge di Bilancio che sbarca in Parlamento questo obiettivo è talmente sbiadito da apparire come un lontano miraggio, se non come una vera e propria mission impossible”.
M.