Una protesta degenerata in tragedia è la drammatica ipotesi dietro la morte di un giovane detenuto di 18 anni, avvenuta la scorsa notte nel carcere di San Vittore a Milano. Il ragazzo è deceduto carbonizzato dopo che nella cella, condivisa con altri due detenuti, erano divampate le fiamme. Secondo quanto ricostruito dagli agenti della polizia penitenziaria e dalla Scientifica, i detenuti avrebbero dato fuoco ad alcuni oggetti, probabilmente utilizzando un accendino.
Le fiamme, inizialmente limitate, si sarebbero rapidamente propagate. Uno dei detenuti, nel tentativo di chiedere aiuto, ha iniziato a urlare per attirare l’attenzione delle guardie. Il giovane 18enne, invece, pare abbia cercato di spostare un materasso in fiamme verso il bagno, forse nella speranza di spegnere l’incendio. Tuttavia, nel tragico tentativo, è rimasto intrappolato, morendo carbonizzato.
La dinamica esatta dell’incidente è ancora al vaglio degli inquirenti. L’unico sopravvissuto illeso, ora iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo, è attualmente sotto interrogatorio. Le forze dell’ordine stanno cercando di ricostruire quanto accaduto, in attesa dei risultati dell’autopsia che potrebbero fornire ulteriori dettagli sulla morte del ragazzo.
Le indagini puntano anche a chiarire lo stato psicologico dei detenuti coinvolti. Si sollevano domande sulla loro compatibilità con la detenzione all’interno di una struttura come San Vittore, uno dei carceri più sovraffollati d’Italia, dove la gestione delle condizioni psichiche dei reclusi è una delle principali sfide.