IL BRASILE DISPOSTO E RIVEDERE IL NO ALL’ESTRADIZIONE DI BATTISTI CHE ACCUSA: ‘NON MI HANNO ARRESTATO IN BOLIVIA’

    “Gli italiani non perdonano al Brasile di non aver rimandato indietro Battisti, che ha rotto il patto di fiducia con il Brasile e la sua vicenda è un ostacolo ai rapporti fra Brasile e Italia, e al rapporto con tutta l’Unione europea”. Un’analisi lucida e coerente quella espressa da Torquato Jardim, ministro brasiliano della Giustizia, nel corso di un’intervista rilasciata alla Bbc. Motivazioni che spiegano l’intezione da parte del governo brasiliano di rivedere la decisione a seguito della quale, nel 2010, l’ex presidente Lula negò l’estradizione dell’ex terrorista in Italia, dove deve scontare ben 4 ergastoli. Paradossalmente, ‘l’occasione’ per rimettere tutto in discussione, l’ha fornita lo stesso Battisti il quale, come sottolinea il ministro Jardim, tentando di ‘recarsi’ in Bolivia ha costituito “un fatto nuovo su cui basare l’estradizione”. Tuttavia, il ministro ha affermato che è bene che il presidente brasiliano Michel Temer, attenda la decisione del Tribunale Supremo Federale ‘sull’habeas corpus preventivo’, richiesto dalla difesa di Battisti, proprio per evitare che poi l’eventuale decisione di Temer possa essere ribaltata dal Tribunale. Dichiarazioni molto apprezzate dal nostro ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e che rilanciano la recente riapertura dei canali della cooperazione in materia di giustizia tra Italia e Brasile, su basi di reciproca fiducia. Intanto, intervistato da Angela Nocioni per ‘Il Dubbio’ (nelle edicole), Cesare Battisti spiega che, “Nel giugno del 2011 il plenum del Tribunale supremo ha approvato per 6 voti contro 3 il decreto di Lula che negava l’estradizione. Solo dopo quel voto io sono uscito di prigione. Si tratta di una decisione dell’esecutivo giudicata e approvata dal massimo organo giudiziario del Brasile. Estradarmi – prosegue l’ex terrorista – significherebbe violare un diritto acquisito e violare la decisione presa dal plenum del Tribunale supremo. Il mio arresto a Corumbà – spiega ancora Battisti – è stato illegale, è stata una trappola. Io non sono arrivato alla frontiera con la Bolivia, mi hanno fermato molto prima e hanno preso i soldi miei e dei miei due amici scrivendo nel verbale che erano tutti i miei, nonostante gli altri due stessero dichiarando il contrario, per avere il pretesto per fermarmi. Io non sono un rifugiato. Ho il documento di immigrato con permesso di residenza permanente. Il giudice per trasformare il fermo in arresto s’è dovuto inventare che avevo violato le norme sui rifugiati politici. Infatti poi m’hanno dovuto scarcerare”.
    M.