Loris Bertocco, 59enne di Fiesso D’Artico, racconta così la decisione di mettere fine alla sua vita, Giaceva inerme in un letto, paralizzato in seguito a un drammatico incideente stradale occorsogli quando aveva appena 18 anni. E ieri Loris Bertocco, 59enne di Fiesso D’Artico, storico militante dei Verdi del Veneto, è morto in una clinica di Zurigo, in Svizzera. Una scelta lucida, maturata in tanti di enorme sofferenza e, denunciava, di totale abbandono. Del suo impegno, del suo coraggio, rimane un articolato memoriale – affidato ai compagni di partito, i Verdi Gianfranco Bettin e Luana Zanella – attraverso il quale Loris ripercorre la sua sfortunata (non) vita, e rilanciando così il ’complicato’ dibattito relativo alla legge sul biotestamento. “Credo che sia giusto fare questa scelta – ha scritto Loris poco prima di partire per Zurigo – prima di trovarmi nel giro di poco tempo a vivere come un vegetale, non potendo nemmeno vedere, cosa che sarebbe per me intollerabile. Proprio perché amo la vita credo che adesso sia giusto rinunciare ad essa. Il muro contro il quale ho continuato per anni a battermi è più alto che mai e continua a negarmi il diritto ad una assistenza adeguata”. Come hanno tenuto a sottolineare i Verdi Bettin e Luana Zanella, che lo hanno diffuso, “Il memoriale che Loris ha lasciato e che ci chiede di diffondere ricostruisce la sua vita, il suo amore per la vita, la sua tribolazione, la sua lotta, la protesta per linsufficiente assistenza che le persone come lui ricevono dalle istituzioni preposte. Parlava da tempo di questa sua scelta finale. Lo faceva in termini ipotetici. Anche preparandosi a questo viaggio in Svizzera non laveva descritto come il suo ultimo, ma come una sorta di sopralluogo, preparatorio a una eventuale scelta estrema”.
M.