Nel Lazio ci sono 430 cantine attive e 18.000 ettari vietati, ma ci sono anche 36 denominazioni che in qualche modo vanno sfoltite.
La Giunta Regionale del Lazio ha approvato un progetto che ha lo scopo di ridefinire e semplificare la denominazione Dop e Igp dell’intera filiera che necessariamente deve essere maggiormente valorizzata rispetto alla condizione attuale. La filiera vitivinicola, d’altronde, è una parte fondamentale del mercato in questione che ha bisogno di un intervento su quelle 36 denominazioni che lo caratterizzano.
Aggiornamento ore 9.45
Il Lazio annovera tre “Denominazione di origine controllata e garantita”, 27 “Denominazione di Origine Protetta” e sei “Indicazione geografica protetta”. Queste, però, sono state riconosciute per lo più negli anni 70-80. All’epoca le cantine cooperative che avevano avanzato questa richiesta erano molto attive nel promuovere caratterizzazioni su piccoli ambiti territoriali.
Aggiornamento ore 10.45
Qui subentra il lavoro proposto da Arsial, l’agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio, e dalla direzione regionale Agricoltura, in cui si prevede il controllo d’ufficio degli interi perimetri delle Dop e Igp vitivinicole regionali e il completamento della georeferenziazione – ossia l’attribuzione ad un dato di una informazione relativamente alla sua ubicazione geografica – degli areali produttivi che non son più compatibili con il fascicolo aziendale grafico e con gli adempimenti da attuare dalla transizione digitale.
Aggiornamento ore 11.45
Il progetto ha lo scopo di valorizzare la filiera vitivinicola attuando una strategia efficace per sfoltire e implementare la piattaforma ampelografica. Consolidare le tante piccole cantine nel Lazio che sono nate negli ultimi anni è una priorità e questo si può raggiungere collocando le risorse che la Regione ha stanziato per la promozione dell’enoturismo.