Erano le 22.30 ora locale (le 7.30 in Italia), quando a Las Vegas si è scatenato linferno. Migliaia di persone erano accalcate davanti al palco dellannuale appuntamento del ’Route 91 Harvest Festival’, un festival dedicato alla musica country. In molti cantavano insieme a Jason Aldean quando si è sentito il crepitio dei primi colpi. Per quanto in parte coperti dal frastuono della musica, gli spari sono stati avvertiti dai musicisti che hanno immediatamente cessato di suonare. Sono seguiti istanti surreali con artisti e pubblico ammutoliti, quasi a voler capire cosa stesse accadendo. Un dubbio durato pochi secondi: è infatti seguita una vera e propria tempesta di fuoco. Fra il pubblico è scoppiato il panico: chi si è gettato a terra, chi ha iniziato a correre travolgendo tutto e tutti. Urla, scene di terrore, qualcuno giaceva a terra in una pozza di sangue. Inizialmente ci è voluto qualche minuto per capire da dove provenissero i colpi. Gli agenti, accorsi a decine, hanno dovuto faticare non poco tra il contenere e per quanto possibile rassicurare le persone terrorizzate, e cercare al tempo stesso di individuare da dove stavano sparando. La postazione si trovava al 32imo piano del celebre Mandalay Bay Casinò. Così, mentre gli agenti delle unità speciali si avvicinavano allelegante struttura con lausilio di un blindato, dallinterno dellalbergo partivano una serie di messaggi agli alberghi vicini, avvisandoli di “mettere le strutture in isolamento per garantire la sicurezza degli ospiti”. Mentre larea è stata completamente sigillata dalla polizia, un commando delle truppe speciali è infine riuscito a fare irruzione nella camera del cecchino. Come ha poi riferito Joseph Lombardo, sceriffo di Las Vegas, quando gli agenti delle squadre Swat sono entrate nella stanza, il sospetto era morto si è suicidato nella stanza d’albergo, dove aveva altri dieci fucili”. Allinterno della camera è stato rinvenuto anche il corpo di un vigilante interno dellalbergo, evidentemente accorso ai primi spari ed ucciso dallo sparatore identificato in Stephen Paddock, un 64enne di a Mesquite, in Nevada. Nel frattempo allesterno iniziava limpressionante conta delle vittime, ben 50, e 406 feriti. Come ha tenuto a precisare lo sceriffo di Las Vegas, “tra le vittime ci sono anche degli agenti”, ha detto lo,. L’assalitore – il 64enne residente – è morto, ha aggiunto. Paddock si è infatti suicidato prima dell’irruzione della polizia nella stanza d’albergo posta al 32esimo piano del Mandalay Bay Hotel dalla quale ha aperto il fuoco, spiega ancora la polizia di Las Vegas, affermando che tra le vittime vi sono anche diversi agenti. Paddock aveva affittato la camera lo scorso 28 settembre e, a quanto pare, avrebbe agito da solo: “non ci sono altri assalitori”, affermano le autorità, che hanno rintracciato la compagna dell’uomo: Marilou Danley, una 62enne asiatica con passaporto australiano, ma sembrerebbe essere estranea alla vicenda. Fin da subito le indagini non hanno trascurano nessuna direzione, “al momento avevano dichiarato gli inquirenti – pensiamo che sia stato un unico attentatore, un attentatore della categoria ’lupo solitario’”. Con altrettanta cautela anche Lombardo aveva affermato che “Dobbiamo stabilire prima quale fosse il movente, ci sono dei moventi legati al terrorismo diversi dall’azione di una persona disturbata che vuole fare un massacro”. Ma nel pomeriggio, attraverso la notizia rilanciata dallemittente del Qatar, al-Jazeera, è stato il sedicente Stato Islamico (Is) a dissipare ogni dubbio, rivendicando ufficialmente la paterrnità dell’attacco, affermando che ’’l’esecutore è un soldato dello Stato islamico che ha agito rispondendo alla richiesta di colpire i Paesi della coalizione’’. Una rivendicazione davanti alla quale le autorità americane si sono mostrate scettiche, non avendo a loro giudizio al momento ravvisato legami tra il responsabile del massacro e il terrorismo o gruppi terroristici esterni.
M.