Mentre la richiesta dei suoi legali, di poter morire a casa è definitivamente tramontata (oggi il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ha deciso che resterà detenuto al 41 bis), si avvia a cadere definitivamente nel vuoto, oggi su proposta della Procura della Repubblica di Palermo, nei confronti del capo di Cosa nostra, Totò Riina – e del suo nucleo familiare in seguito al decreto di sequestro beni emesso dal Tribunale – sezione misure di prevenzione – di Palermo, i Carabinieri del Ros (coadiuvati da quelli del Comando Provinciale di Palermo e Trapani), hanno sequestrato a Riina beni per oltre un milione e mezzo di euro. Come hanno spiegato gli inquirenti, le indagini patrimoniali condotte dal Ros “costituiscono il completamento della più generale attività di contrasto condotta dai Carabinieri nei confronti del potente mandamento mafioso di Corleone, uscito depotenziato negli ultimi 5 anni dagli esiti delle indagini Patria, All Stars e Grande Passo, ed ha consentito di individuare e colpire il patrimonio occulto riconducibile a Salvatore Riina, alla moglie Ninetta Bagarella e ai figli, Giuseppe Salvatore, Maria Concetta e Lucia”. Ubicati principalmente nelle province di Palermo e Trapani, i beni sequestrati sono costituiti da 3 società, una villa, 38 rapporti bancari e, soprattutto, numerosi terreni di cui si è accertata lattuale disponibilità al capo mafia corleonese. Nel sequestro comprende, anche la villa di 5 vani sita a Mazara del Vallo dove, nei periodi estivi, Salvatore Riina avrebbe trascorso la latitanza con il proprio nucleo familiare. Le indagini “hanno ricondotto leffettiva proprietà dellimmobile, intestata a un prestanome, a Salvatore Riina il quale, dopo la sua cattura avvenuta nel gennaio del 1993, la cedeva al fratello Gaetano che lha occupata ininterrottamente attraverso un fittizio contratto di locazione”. Fondamentale lindagine patrimoniale da cui è emersa “la evidente sperequazione tra i redditi dichiarati negli anni dal Riina e dai suoi congiunti, da cui è stato possibile ipotizzare lutilizzo di mezzi e di risorse finanziarie illecite. E così emersa la significativa e continuativa disponibilità di denaro contante della famiglia, ed in particolar modo della moglie la quale, malgrado i molteplici sequestri di beni mobili subiti nel tempo ed a fronte dellassenza di redditi ufficiali, è riuscita a emettere nel periodo 2007-2013 assegni per un valore di oltre 42.000 mila euro a favore dei congiunti detenuti”.
M.