“Dal 2000 a oggi il pil italiano è rimasto invariato contro il +27% della Spagna, il +21%della Germania, il +20% della Francia. il reddito per abitante è ai livelli del 1998″. Intervenendo nellambito dellassemblea di Confindustria, il presidente Vincenzo Boccia ha tenuto a sottolineare come, dal 2000 ad oggi, l’Italia sia rimasta al palo rispetto agli altri paesi europei. non è riuscita a salire sul treno della crescita come gli altri Paesi europei. Ora siamo tornati a crescere, è vero osserva Boccia -ma il divario con gli altri Paesi europei non è diminuito. Al contrario si sta allargando, come accadeva prima della crisi. Dal 2015, grazie al basso prezzo del petrolio e alla politica iper espansiva della Banca centrale europea, si sono create condizioni molto favorevoli. Avremmo dovuto premere l’acceleratore e recuperare velocemente il terreno perso con la doppia recessione, ma ciò non è avvenuto e la lenta risalita non va a beneficio di tutti. Restiamo impigliati nelle nostre croniche carenze strutturali e il tessuto sociale e produttivo rimane fragile. La ripartenza c’è stata ma aggiunge il capo degli industriali – procede a un ritmo lento: il pil italiano nel 2017 sarà ancora del 6% inferiore al livello 2007, dopo aver segnato -9% nel 2013. L’Italia non può permettersi di attendere inoperosa il passaggio di un lungo periodo elettorale. Nonostante permangano numerosi rischi, la congiuntura economica mondiale di sta rivelando migliore del previsto. L’Italia non può permettersi di sprecare questa ennesima opportunità, ignorare le gravi difficoltà sociali”. Quindi il presidente Boccia esorta a “non lasciare nessuno indietro” per ripartire, per raggiungere “nuovi e più alti traguardi” è il monito del presidente. “L’Italia è cresciuta di più quando più forte è stata la coesione sociale, che non significa annullare le differenze, ma dare a ciascuno la fiducia e gli strumenti perché possano essere superate. Superate nel segno di una visione comune e con un progetto che la realizzi, passando dagli interessi di ciascuno alle esigenze del Paese. Un patto per la fabbrica per crescere, aumentare i salari e la produttività” aggiunge ancora Boccia, sottolineando lesigenza di nuove relazioni industriali con i sindacati e, a tal proposito, torna alla proposta – già lanciata un anno fa e mai decollata – rivolta a Cgil, Cisl e Uil: “Se riusciremo a condividerla apriremo una fase di collaborazione per la crescita. Perché vogliamo aumentare le retribuzioni con l’aumento della produttività”. Ad ogni modo, ha poi concluso Boccia, serve un fisco che tuteli i diritti dei contribuenti e non ostacoli le scelte degli investitori. Le più recenti iniziative legislative in materia di Iva disegnano, invece, un sistema di adempimenti poco efficace nella tutela degli interessi dell’Erario e al contempo più complesso per le imprese. Quel che preoccupa è la loro applicazione retroattiva: una deriva che va assolutamente evitata perché mina la credibilità del Paese. Dobbiamo finanziare lo sviluppo non la disoccupazione. Azzeriamo il cuneo fiscale sull’assunzione dei giovani per i primi tre anni. Una proposta iniziale rivolta agli under 30 che però dovrà essere generalizzata a stretto giro di posta. Ma ora abbiamo il dovere morale, civile e politico di agire prima per le nuove generazioni”.
M.