(Adnkronos) –
“Ma se aveva le gambe piegate, come hanno fatto a toglierle i pantaloni?”. Oppure: “Ci può spiegare come le sono stati tolti gli slip?”. E ancora: “Come mai non ha reagito con un morso durante il rapporto orale?”. Sono soltanto alcune delle decine di domande a raffica poste oggi, in oltre cinque ore di deposizione, alla giovane italo-norvegese che ha denunciato Ciro Grillo, figlio del fondatore del M5S e tre suoi amici, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria di stupro di gruppo. A fare le domande è stata l’avvocata Antonella Cuccureddu, legale di Francesco Corsiglia. “E’ stato un interrogatorio da Medioevo”, si lascia scappare alla fine dell’udienza l’avvocato Dario Romano, legale di parte civile della giovane, che difende con l’avvocata Giulia Bongiorno, oggi assente per impegni istituzionali al Senato. Domande anche molto intime, con riferimenti particolari a posizioni, che alla fine dell’udienza hanno portato la giovane a dire: “Mi sento svuotata, sono esausta, mi viene da vomitare”, prima di lasciare il Palazzo di giustizia di Tempio Pausania, in Sardegna.
Lei, l’avvocata Cuccureddu, ribadisce con i cronisti che sono fuori ad attenderla, dal momento che il processo è a porte chiuse, che non erano domande intime. Anzi, rilancia: “Nei processi si ricostruiscono i fatti. Il fatto di cui discutiamo è un fatto di violenza sessuale e non c’è niente di intimo in una violenza sessuale. O è una cosa intima o è una violenza sessuale. E il processo si fa per capire se è stata una cosa intima o violenza sessuale”. Alla domanda dei cronisti se in questo modo non c’è il pericolo di una vittimizzazione secondaria della ragazza, l’avvocata ha replicato seccamente: “Il concetto di vittimizzazione parte da un presupposto, che ci sia una vittima- dice – Il processo si fa per accertare se c’è una vittima. Dopo di che il processo si fa per accertare i fatti che sono sequenze di condotte che si realizzano in un luogo e in un tempo. Si deve chiedere cosa è accaduto, segmento per segmento, perché se io salto un assaggio sto pregiudicando che il giudice conosca quel passaggio del fatto. Il mio dovere è difendere quella persona, rappresentando al giudice tutti gli elementi che sono agli atti”.
E poi l’avvocata Cuccureddu aggiunge: “Ho fatto contestazioni sui singoli momenti, perché non avesse urlato, ad esempio, e la ragazza ha dato delle risposte e perché non avesse reagito. E io ho fatto delle contestazioni sulle cose che aveva detto prima, che erano cose diverse”. E sottolinea ancora: “Ci sono una sequenza impressionante di ‘non ricordo’. La ragazza non ricorda di avere baciato Ciro Grillo, pur essendo stata vista da molteplici persone, non ricorda di avere messo le gambe su quelle di Francesco Corsiglia, in taxi, benché le racconti la sua amica. Non ricorda di essersi allontanata dalla casa con i ragazzi, dopo il primo episodio di atto sessuale, benché ci siano delle fotografie, lasciando la sua amica in casa. Sostanzialmente non ricorda quasi nulla di fatti che sono documentati, lei ricorda qualcosa soltanto di ciò che non ha una documentazione”.
Lei, la ragazza, ha qualche momento di cedimento, piange, ma prosegue nelle sue risposte. Senza tentennamenti. Dice anche che quella notte “mi sono sentita una preda”. Ma Cuccureddu insiste: “Poiché nel racconto della scorsa udienza non aveva specificato alcune cose, ho dovuto fare le stesse domande per poter formulare le contestazioni. E quindi, individuando pagina e riga di quello che la ragazza aveva risposto, ho fatto le contestazioni sui singoli momenti”: E dice che il suo cliente, Francesco Corsiglia, in aula nelle sue dichiarazioni spontanee che aveva rilasciato alcune udienze fa, “aveva detto chiaramente di non essere stato presente all’episodio di violenza sessuale di gruppo”.
Ma molte domande poste dall’avvocata non sarebbero piaciute ai legali degli altri imputati. Che non parlano di ‘spaccatura’ ma certo non hanno nascosto il proprio disappunto per le domande della collega. Si tratta degli avvocati Alessandro Vaccaro, Andrea Vernazza, Ernesto Monteverde, Enrico Grillo, nipote del fondatore del M5S Beppe Grillo, Gennaro Velle e Mariano Mameli.
L’avvocato Dario Romano, alla fine dell’udienza, rinviata a domani, dice ai giornalisti: “La teste ha detto chiaramente e in maniera precisa quello che è accaduto quella notte. Ha detto che c’è stato un momento in cui si è sentita una preda. Un racconto chiaro. Sulle difese degli imputati non aggiungo altro”. Per domani la difesa vorrebbe proiettare in aula tre spezzoni di video di quella notte. “La testimone è a disposizione del Tribunale .- dice l’avvocato Romano – ovviamente nel rispetto della sua persona. Si vedrà ciò che accadrà in udienza. Sicuramente c’è una vittima che va rispettata e in questo senso ci comporteremo”.
A questo punto, è tutto rinviato a domani. Tocca, ancora una volta, all’avvocata Antonella Cuccureddu. (dall’inviata Elvira Terranova)