(Adnkronos) – Hanno detto “Carlo” oppure “eruzione cutanea”? Non si è capito bene se durante il giuramento di fedeltà alla corona britannica, all’apertura del 54esimo parlamento neozelandese, i membri del partito maori ‘Te Pati’ abbiano pronunciato le parole “Kingi Tiare” (re Carlo) oppure la più offensiva frase “Kīngi harehare” (re eruzione cutanea). Assonanza a parte, il dibattito su quel che hanno davvero detto i parlamentari maori si è inevitabilmente acceso.
Anche perché il giuramento poteva benissimo essere fatto in un più comprensibile e meno equivocabile inglese, mentre nel dizionario maori la parola “harehare” è dispregiativa, ben oltre il senso strettamente ‘dermatologico’ del suo significato. “Ci sono molti significati per molte cose”, ha detto ai giornalisti la co-leader di Te Pati Maori, Debbie Ngarewa-Packer, dopo la cerimonia di giuramento, quando le è stato chiesto del significato di “harehare” e se i parlamentari del suo partito fossero stati “carini” cambiando il riferimento al re. Sono stati “come sempre provocatori”, ha risposto.
Un altro co-leader del partito maori, Rawiri Waititi ha affermato che la parola “tiare” (Carlo) può significare “lepre” in alcune zone della Nuova Zelanda, ma anche “crosta”, in altre aree della nazione. Insomma, forse non se ne verrà mai a capo, vista la varietà delle sfumature che le parole maori acquistano nelle diverse regioni neozelandesi, e probabilmente si è trattato soltanto dell’ennesima provocazione. D’altronde le avvisaglie per questa interpretazione c’èrano state poco prima, quando il partito maori aveva rotto il protocollo e, prima ancora di farlo al re, aveva giurato fedeltà ai propri nipoti.