(Adnkronos) – Niente crisi per le società energetiche, anzi. Nel 2022 le aziende del settore hanno registrato numeri da record con risultati storici sia per quanto riguarda la crescita che la redditività. A tracciarne il quadro è l’ottava edizione del ‘Rapporto sui bilanci delle Società dell’energia 2014-2022’, realizzato dal Centro Studi CoMar, confrontando i risultati degli ultimi nove anni e anticipando quelli del 2023 sulla base dei risultati dei primi nove mesi. Per l’esercizio in corso, però, si profila ora un calo dei risultati.
Nel dettaglio, il fatturato complessivo, nel 2022, è stato di 643,8 miliardi di euro, aumentato di 294,2 miliardi (+84,1%) rispetto ai 349,6 del 2021. Una crescita eccezionale, anche sul precedente picco di 306,9 miliardi raggiunti nel 2014 pari a un +109,8% su nove anni fa. Una crescita, sottolinea il rapporto, che deve scontare la carica inflattiva e impennata dei prezzi finali. Gli utili, a loro volta, ammontano a 24,7 miliardi di euro, in aumento di 8,7 miliardi sul 2021 e rappresentano il 3,8% sul fatturato, comunque, in calo rispetto al 4,5% del 2021, anche per l’incidenza dei Decreti “extra-profitti”. Sono cresciuti del 256% dal 2019 (anno pre-pandemico) al 2022. Il margine operativo netto ha superato i 44,7 miliardi di euro, crescendo di 13,1 miliardi sull’anno precedente (+41,6%). Il rapporto tra margine operativo netto e fatturato si è attestato, invece, al 6,9%, in calo sul 9% anteriore. I debiti finanziari hanno superato i 207,3 miliardi, aggiungendo 20,6 miliardi sull’anno precedente (+11%), ma, essendo aumentato ben di più il fatturato, il rapporto debiti/fatturato si è riportato a un più fisiologico 32,2%, a fronte del 53,4% del 2021 o persino al 76,5% del problematico 2020, la cifra migliore da quando la serie è stata avviata, nel 2014.
Inoltre, gli addetti delle società considerate si avvicinano sempre più alla soglia delle 200 mila unità, essendo 193.612 (+2,1% sul 2021); in aumento di 23.149 unità (+13,6%), rispetto ai 170.463 del 2014; notevole è stato l’incremento del fatturato per dipendente, attestatosi a 3,3 milioni di euro pro capite, a fronte di 1,8 milioni nel 2021.
Per quanto riguarda le classifiche delle singole aziende, sempre con riferimento ai bilanci 2022: Enel conferma il primo posto per fatturato; nei primi dieci posti per fatturato, vi sono 6 società con il primo azionista italiano e 4 società, sempre di diritto Italiano, ma controllate da holding estera; delle prime 10 nazionali, 6 sono a controllo pubblico, attraverso il Ministero Economia Finanze o gli Enti locali; erano 7 l’anno precedente; le maggiori Società Italiane dell’energia controllate da holding estera sono, nell’ordine, Edison, Engie Italia, Esso Italiana, Kuwait Petroleum Italia, Isab, Sonatrach Raffineria Italiana, Tamoil Italia; le Società con il migliore rapporto “utili su fatturato” sono, nell’ordine, Erg, Terna, Italgas, Alerion Clean Power, 2I Rete Gas e Snam.
Le società con il migliore rapporto “mon su fatturato” sono Alerion Clean Power, Terna, 2I Rete Gas, Fri El Acerra, Snam, SGI-Società Gasdotti Italia; le società con il migliore rapporto “fatturato per dipendente” risultano Gse Gestore Servizi Energetici, Edelweiss Energy Holding, Esso Italiana, Shell Italia E&P, Burgo Energia, Ecosuntek; le società con il migliore rapporto “debiti finanziari su fatturato” sono Pad Multienergy, Edelweiss Energy Holding, Testoni, Ultragas CM, BP Italia, Tirreno Power.
L’analisi di CoMar ha valutato anche l’andamento tendenziale per il 2023 sulla base dei dati dei primi 9 mesi che 14 società quotate hanno comunicato ai mercati, confrontandoli con quelli analoghi dei primi 9 mesi del 2022. Queste 14 società rappresentano il 60% del totale del settore come fatturato e utili; entrambi questi parametri, nel loro insieme, scendono significativamente sull’anno precedente. Pertanto, nei 12 mesi settembre 2022 – settembre 2023: il fatturato è passato da 288,1 miliardi di euro a 198,2; è quindi diminuito, in un anno, di 89,9 miliardi, ovvero del 31%.
Il fatturato, rileva CoMar, cresce solo per Italgas, seguita, nell’ordine, da Snam, Terna e Ascopiave; tutte le altre sono in calo, anche di oltre il 30%, a partire da Edison, A2A, Enel, Eni, Alerion Clean Power; l’utile è variato da 22,5 miliardi di euro a 19,4; è quindi diminuito, in un anno, di 3,1 miliardi, ovvero del 13%; il calo è stato di oltre il 40% per Ascopiave, Saras, Alerion Clean Power o di oltre il 30% per Eni; al contrario in netto aumento per Enel, Hera o Edison; i debiti finanziari sono aumentati soprattutto per quelle società particolarmente esposte nel miglioramento e digitalizzazione delle reti o interessate maggiormente dall’incremento del costo dell’indebitamento.
Nel complesso, i risultati definitivi del 2023 dovranno scontare uno scenario geopolitico tuttora incerto, valori delle commodities ancora sostenuti, prezzi di energia elettrica e gas in contrazione ma ancora alti in prospettiva storica, su un mercato che permane volatile e solo in graduale stabilizzazione; con una domanda in calo del 4% per l’energia elettrica e dell’11,4% per il gas, tra gennaio e ottobre, nonostante gli interventi governativi di calmierazione delle bollette e delle spese energetiche per circa 1,3 punti di Pil (2,8 nel 2022).
Le società dell’energia, in questa fase, si stanno impegnando così a fronteggiare i minori ricavi dovuti alla flessione dei prezzi, rendendoli meno sensibili alle oscillazioni di mercato.