(Adnkronos) –
Avrebbe soffocato i due figli di pochi mesi. Con questa accusa i carabinieri di Bergamo hanno arrestato una giovane donna, accusata di omicidio volontario. Le indagini, coordinate dalla procura di Bergamo e condotte dalla sezione operativa della compagnia carabinieri, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico della donna.
E’ accusata di aver causato la morte della sua prima figlia, di soli 4 mesi, il 15 novembre 2021, e del secondo figlio, di appena due mesi di vita, il 25 ottobre 2022.
Le indagini sono iniziate il 25 ottobre 2022, data della morte del secondo figlio di appena due mesi. Il decesso era avvenuto nell’abitazione a Pedrengo nel bergamasco, dove la donna aveva chiesto l’intervento del 118. La tenera età del bambino e le analogie con la precedente prematura morte della prima figlia della donna, avvenuta meno di un anno prima, avevano portato i carabinieri a voler approfondire le cause del decesso e l’autorità giudiziaria aveva disposto l’autopsia del neonato. L’esito dell’esame autoptico, arrivato nel mese di febbraio 2023, ha fatto emergere che la morte del piccolo era stata causata inequivocabilmente da un’asfissia meccanica acuta da compressione del torace: secondo gli investigatori questa asfissia era stata ottenuta attraverso un’azione volontaria, che evidenziava l’obiettivo di causare la morte del bambino.
Le indagini hanno reso indispensabile un’accurata rivalutazione delle cause della morte anche della prima figlia, avvenuta il 15 novembre 2021. Anche in quell’occasione a casa era presente solo la madre, la quale aveva riferito di aver dato il latte alla bambina e di averla fatta digerire in braccio fino a farla addormentare, per poi constatare, dopo essersi fatta una doccia, che la piccola, distesa nella propria culla, era diventata cianotica e non respirava più. Il medico intervenuto, nel constatare il decesso della bambina, in assenza di segni evidenti, aveva dichiarato di aver aspirato abbondante latte dal tubo endotracheale della bambina e aveva quindi spiegato che probabilmente la nascita prematura della stessa, nata di 7 mesi, aveva comportato un deficit della deglutizione, così da ritenere che la morte fosse avvenuta per cause naturali, riconducibili alla Sudden Infant Death Syndrome (Sids), comunemente nota come ‘morte in culla’, consentendo il successivo seppellimento della salma.
Il pubblico ministero ha disposto così, a distanza di quasi due anni dai funerali della piccola, nel cimitero di Pedrengo la riesumazione del suo cadavere per effettuare l’esame autoptico. Purtroppo per un pregresso danneggiamento della bara non è stata possibile una buona conservazione della salma della bambina, motivo per il quale l’esame in questione è risultato falsato e non ha restituito informazioni risolutive per le investigazioni in corso. Ciò nonostante, l’indagine, proseguita in modo tradizionale, attraverso numerose escussioni di medici, parenti, specialisti e amici della donna, e attraverso l’analisi della corposa documentazione medica acquisita, ha consentito, anche in relazione alla morte della prima figlia, di far emergere gravi indizi di colpevolezza a carico della donna, risultati in particolare da una serie di dichiarazioni discordanti fornite dall’indagata nel corso del tempo, che non avevano trovato corrispondenza con quanto accertato dai carabinieri.
La bambina, sebbene nata pretermine e leggermente sottopeso, rilevano gli investigatori, all’atto delle dimissioni dal nido e nelle successive visite pediatriche era sostanzialmente sana come il fratello: pertanto, sottolineano gli stessi, la morte era verosimilmente avvenuta non per cause naturali, ma per asfissia, così da non lasciare sul cadavere segni esteriori visibili all’esame esterno, ma al tempo stesso compatibile sia con una condotta omicida analoga a quella utilizzata dall’indagata nei confronti del secondogenito, sia con l’utilizzo di un cuscino, a cui la donna aveva fatto riferimento, indicandolo quale possibile causa del soffocamento accidentale della piccola, solo dopo aver appreso delle indagini a proprio carico. Così, all’esito degli accertamenti effettuati, il quadro indiziario delineato dagli investigatori ha individuato la causa scatenante dell’azione infanticida, per entrambi i delitti, nell’incapacità della madre di reggere alla frustrazione del pianto prolungato dei bambini, escludendone la possibile connotazione colposa.
Nel corso dell’indagine non è emerso, dall’esame della documentazione sanitaria dell’indagata prima e dopo gli eventi criminosi, un disturbo di tipo psichico della donna, pertanto si ritiene che la stessa abbia agito nella piena capacità di intendere e di volere, apparendo lucida, ben orientata, con grande capacità di linguaggio, razionalizzazione e freddezza, caratteristiche palesate, tra l’altro, nell’organizzazione della propria difesa, dopo aver scoperto di essere sospettata dei due infanticidi. Il gip presso il Tribunale di Bergamo, concordando con l’ipotesi investigativa formulata dalla Procura, ha emesso nei confronti della donna, presunta responsabile del duplice omicidio, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere che è stata eseguita questa mattina, evidenziandone la spiccata pericolosità sociale e un concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato.