(Adnkronos) – Non si faccia mai il macroscopico errore di credere che fare il re, e anche la regina, sia cosa semplice e al riparo da preoccupazioni o da incombenze di cui si farebbe volentieri a meno. Talvolta, è infatti una fatica immane, sia per chi voglia esserlo e tuttavia stenti a riuscirvi, che per chi non vorrebbe avere questo ruolo, ma sia costretto ad assumerlo. Secondo gli esperti reali, che di fatti di corte sembrano sempre saperne una più del diavolo, Carlo, che ha ereditato da Elisabetta II il regno britannico, quanto a fama e a popolarità, aspirerebbe, senza successo, a ricalcare le orme materne, ma non riuscirebbe a ‘connettersi’ con i suoi sudditi per la poca empatia e probabilmente per il fattore età.
Pare siano necessari anni prima di diventare graditi al grande pubblico e soprattutto (non che non lo avessero mai visto in precedenza, quando era ancora principe di Galles) perché, nella veste di re, Charles diventi familiare ovvero ben accetto. Sarebbe stato preferibile che gli inglesi, il sovrano, se lo fossero visto crescere in casa, così come avvenne per Elisabetta, che fu incoronata alla ‘tenera’ età di 25 anni. E’ come se un figlio entrasse nel nostro appartamento, invece che col primo vagito, improvvisamente a 73 anni. Dopo di che i parenti (superstiti), a ragione, si chiederebbero come minimo: “Ma chi è costui?”.
Stessa storia, ma con una prospettiva opposta, quella di Camilla. The queen doesn’t care ossia, suo malgrado, non gliene potrebbe importare di meno di fare la regina. Partecipare ai viaggi di Stato? Sì, se la meta è sotto casa e, finché si tratta di Parigi o di Berlino, va anche bene, altrimenti no, ché il Kenya è lontano e l’Australia è dall’altra parte del mondo, e col jet lag, poi, come si fa? Secondo l’esperto reale Tom Bower “Camilla non è la più grande sostenitrice della monarchia, non penso che ami davvero essere regina. Penso che sappia che c’è un grosso residuo di britannici che risente della sua presenza. E questo costituisce una sorta di ostacolo per Charles stesso”.
L’unico punto positivo di Camilla è che rende Charles “felice”, ha detto a Gb News. “Tuttavia, questo non è un motivo valido per essere regina. Ci sarà un momento in cui la monarchia dovrà farsi avanti e coinvolgere il pubblico invece di limitarsi ad andare agli Highland Games”. Ma, tornando a Carlo, secondo l’esperto reale e autore di ‘The Last Queen’ Clive Irving, King Charles addirittura “rischia di scomparire”. Infatti, fin dal giorno successivo alla sua incoronazione nell’Abbazia di Westminster un anno fa, l’indice di gradimento del sovrano è andato via via diminuendo fra i sudditi, fino a lasciare il posto all’indifferenza.
Il re, secondo l’editorialista del The Daily Beast, non sarebbe riuscito a evadere dalla ombra proiettata dalla sua defunta madre con i suoi 70 anni di regno. Insomma, un quadro desolante, quello della monarchia impersonificata da Carlo nel Regno Unito e dipinto da Irving. Che rincara la dose: “La cosa più evidente al momento è che, dopo un anno, è diventato sorprendentemente chiaro quanto la regina fosse brillante nel suo lavoro e quanto invece lui sia inadeguato. Mentre la madre riusciva benissimo a farlo, al figlio non riesce di entrare in connessione con le persone”.