(Adnkronos) – La visita di Vladimir Putin a Pechino non ha avuto successo. Malgrado lo sforzo dell’apparato di propaganda di descrivere il secondo viaggio del Presidente russo all’estero dopo il Kirghizistan, in seguito alla sua incriminazione da parte del Tribunale dell’Aja lo scorso marzo, come una vittoria simbolica sull’Occidente, Putin è tornato in Russia senza aver stretto gli accordi significativi auspicati: puntava a intese nel settore dell’energia, per il raddoppio del gasdotto siberiano, o dell’agricoltura, con l’aumento delle esportazioni i grano (al momento la Cina importa dalla Russia solo l’1,5 per cento del suo fabbisogno) che aveva invece sperato di stringere.
La notizia diffusa dalla Tass di un “grande contratto sui grano” del valore di 25 miliardi di dollari è stata liquidata dall’analista specializzato in grano Anrei Sizov, come una dichiarazione di Pr di una società privata. “Tutte le notizie su questo mega contratto arrivano dalla Russia. Il resto del mondo è fuori gioco”, ha detto in una intervista a Moscow Times che ha ricostruito il reale risultato del viaggio di Putin.
Sul fronte dell’energia, l’accordo per la costruzione del gasdotto Power of Siberia 2 di cui Pechino e Mosca discutono da anni, necessario a Mosca per dirottare almeno parte dei 170 miliardi di metri cubi di gas che non esporta più in Europa, non è stato stretto. Il ceo di Gazprom Aleksei Miller ha dichiarato a una televisione russa che presto la Russia fornirà alla Cina la stessa quantità di gas. Ma gli esperti sottolineano che è virtualmente impossibile.
“Power of Siberia 2, ancora sulla carta, era stato presentato come un tubo con una capacità di 50 miliardi di metri cubi l’anno. Il primo Power of Siberia, operativo, ha una capacità d 38 miliardi di metri cubi. E c’è un contratto da 10 miliardi di metri cubi per rifornimenti dai giacimenti di Sakhalin.Tutto insieme fa 98 che lascia una differenza i 73 miliardi di metri cubi con le vendite pre guerra in Europa. Rimane un mistero come riusciranno a colmare questo divario”, ha spiegato Sergei Vakulenko, analista di Carnegie. “La Cina non ha necessità di firmare ora un contratto: si può permettere il lusso di aspettare e negoziare condizioni migliori nel frattempo”.
Putin non ha voluto dire di cosa ha parlato per oltre tre ore con Xi. Ma ha scelto di dedicare la sua conferenza stampa al confronto con gli Stati Uniti, all’Ucraina e al conflitto fra Israele e Hamas. E non ha risposto al giornalista che gli chiedeva del contenuto del vertice, limitandosi a dire che è stata una discussione produttiva su questioni di natura confidenziale “di fronte a una tazza di te”.
“Parlare a un forum e incontrare Xi Jinping è servito per ricordare lo status di Putin come leader mondiale. Ai canali televisivi era stato chiesto di dare molto spazio al viaggio del capo”, ha spiegato un funzionario del Cremlino al Moscow Times. Al seguito di Putin hanno viaggiato più di 20 giornalisti Tv, radio, agenzie di notizie e siti che hanno descritto ogni gesto del Presidente a Pechino, sottolineando il suo ruolo a livello internazionale. E’ stato più volte ripetuto che Xi ha invitato Putin a entrare per primo al pranzo ufficiale e per lui è stato srotolato il tappeto rosso, “l’entusiasmo che ha generato il suo discorso”, come ha commentato Sergei Lavrov, e il numero mai visto di capi di Stato presenti e “i tavoli aggiuntivi necessari per l’imponente delegazione russa”. Ma sul fronte dei risultati, nulla.