(Adnkronos) – “Cosa Nostra dovrà sostituire Matteo Messina Denaro come punto di riferimento per i grandi affari. C’è già chi è pronto a prendere il suo posto”. Era il 16 gennaio scorso, quando il Procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, pronunciò queste parole. Poche ore prima, dopo una latitanza lunga 30 anni, era stato arrestato il boss mafioso più ricercato al mondo, morto nella notte fra il 24 e il 25 settembre 2023 per le conseguenze legate a un tumore al colon al quarto stadio.
Sono trascorsi 8 mesi, ma cosa è accaduto nel frattempo? Chi ha preso le redini dell’ultimo boss stragista? Da chi sarà sostituito l’ultimo dei corleonesi, morto la notte scorsa per il tumore al colon al quarto stadio che nelle ultime settimane lo aveva costretto a stare nel reparto detenuti dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila? Le indagini, dopo la sua morte, non finiscono. Anzi. Proseguono a ritmo serrato, sia per scoprire le reti di protezioni e le connivenze che hanno permesso a Messina Denaro di restare latitante per trent’anni, sia per capire chi lo ha sostituito. Perché il boss non è mai stato il capo di Cosa nostra, come Riina o Provenzano. Come ha detto il Procuratore de Lucia, “i clan palermitani non accetterebbero mai di farsi guidare da un non palermitano. A cominciare da un trapanese” come Messina Denaro, originario di Castelvetrano.
Eppure la sua figura era ritenuta ingombrante nel gotha di Cosa nostra. “L’obiettivo della mafia è sempre lo stesso: individuare nuovi capi e strutture dirigenti. A differenza delle camorre, la mafia ha una struttura con una testa sola”, aveva detto il procuratore di Palermo nella conferenza stampa dopo la cattura del boss di Castelvetrano. “Cosa nostra tende a ricostruire i suoi vertici. Adesso dovrà sostituire Matteo Messina Denaro come punto di riferimento per i grandi affari. C’è già chi è pronto a prendere il suo posto”.
Chi? Le cosche hanno già eletto un nuovo padrino? Dalla morte del ‘Capo dei capi’ Totò Riina l’obiettivo di Cosa nostra era solo uno: ricostituire la Cupola, organismo organizzato nella propria struttura gerarchica, per prendere le decisioni più importanti e dare ordine all’intera organizzazione. Da Stefano Fidanzati, 70 anni, della famiglia di narcotrafficanti dei Fidanzati dell’Arenella a Giuseppe Auteri, detto Vassoio, latitante, oltre a Sandro Capizzi, rampollo del boss Benedetto Capizzi del clan di Santa Maria di Gesù. Nel 2018 alcuni boss, come scoperto dalla Dda di Palermo, avevano organizzato un summit per far rinascere la commissione provinciale di Cosa nostra con la scelta di un nuovo capo dei capi”. (di Elvira Terranova)