“Il nostro destino non è litigare al nostro interno ma cambiare l’Italia, farlo per i nostri figli e nipoti e farlo adesso”. Davanti ad una piazza chiamata ad ascoltare le ragioni della riforma disegnata dal suo governo, Matteo Renzi arringa i manifestanti del Pd a Roma. “Basta con i litigi, basta con lo sguardo rivolto all’ombelico, basta con il chiacchiericcio interno. Riprendiamoci il Paese – dice ancora il premier – Noi siamo quelli che non dicono ’vaffa’ ma provano insieme a fare una proposta per il futuro del paese. La politica che non vuole solo insultare. Che bella cosa questa piazza, è stato emozionante seguirvi oggi nel cammino da tutta Italia.Questa è piazza del Popolo non del populismo, degli uomini e delle donne che credono alla politica e vogliono bene all’Italia. Onestà è un grande grido, è il nostro grido. Ma se parli di onestà e non sai risolvere i problemi della tua città, non sei credibile. Non basta dire onestà, la politica deve essere capace”. Un intervento convincente per la piazza, che non ha mancato più volte di interromperlo per tributargli appalusi, ripetendo “basta un sì”. Un crescendo dentusiasmo il cui apice è stato rappresentato dal passaggio nel quale Renzi ha fatto riferimento al “vero partito del no, formato dallo schieramento anti referendum che va da Salvini a D’Alema”. Su questultimo il premier ha perseverato, fino a raccogliere il dissenso della folla contro lex presidente del Consiglio, tradotto in una selva di Buuu e di fischi. “Il vero Partito della nazione è quello del No. Il partito che va da Brunetta a Travaglio, che sull’Europa mette insieme Monti eSalvini, che tiene insieme Gasparri eDe Mita, che da Berlusconi a Grillo a D’Alema dice solo No. Questo è il partito che vuole bloccare l’Italia”, ha ribadito ancora detto Renzi. E sul fatto che gli anziani votino in maggioranza sì, riportando parole di un esponente di un sindacato di pensionati: “Mi ha detto: ’Noi votiamo Sì perché li abbiamo visti all’opera, perché sono stati loro il problema a non cambiare cose’. La vecchia guardia ha proseguito – sostiene che se l’avessero fatta loro, la riforma sarebbe stata migliore. Può darsi, il punto è che non l’hanno scritta. L’hanno discussa, chiacchierata e poi però si sono dimenticati di scriverla.Il fatto che voi avete fallito non vuol dire che dovete far fallire noi”. Poi, sulla legge elettorale: “noi non abbiamo aperto, abbiamo spalancato le porte alle modifiche, dato disponibilità a un accordo a tutti. Allora non si utilizzi come alibi, perché siamo pronti a cambiare la legge elettorale”, ha puntualizzato il segretario-premier affermando che “Oggi diciamo con forza da questa piazza che siccome nel 2017, nei mesi in cui a Roma si riuniranno i capi di Stato e di governo dell’Ue, arriva a scadenza il fiscal compact,noi non accetteremo mai di inserire il fiscal compact nei trattati. Si torni a una politica di crescita e innovazione“.