Home ATTUALITÀ Cossiga, Minniti: “Voleva il popolo nelle istituzioni per rivitalizzarle”

    Cossiga, Minniti: “Voleva il popolo nelle istituzioni per rivitalizzarle”

    (Adnkronos) – “Francesco Cossiga è stato un grande italiano. Uno statista ‘irregolare’, che aveva la capacità di conciliare quello che appariva inconciliabile: da un lato, l’uomo delle istituzioni, che ha sempre pensato al suo Paese come impegno fondamentale della vita; e, contemporaneamente, un ‘irregolare’. Il suo approccio con il mondo: fare arrivare dentro le istituzioni la cultura del dubbio e il sentimento del popolo. Due cose importanti, da tenere insieme, profondamente destrutturanti e innovative”. Lo dice all’Adnkronos Marco Minniti, già ministro dell’Interno, in occasione del 13° anniversario della scomparsa dell’ex Capo dello Stato, avvenuta il 17 agosto del 2010.  

    “Era la sua grande forza, politica e morale. Il tutto si può sintetizzare con la frase: ‘amicus Plato sed magis amica veritas’, ‘Platone è amico, ma più amica è la verità’. Era il suo credo di vita, il suo sigillo. Ero molto giovane quando ho potuto godere della sua amicizia, un sentimento incondizionato, ‘assoluto’, ‘unbedingt’, per dirla in tedesco…”. Quella di Cossiga non è tanto un”agenda’, anche in chiave di governo attuale: “Più che l’agenda è l’approccio che conta, dello statista irregolare. E’ la cosa a cui bisognerebbe guardare di questi tempi: avere in testa l’interesse del Paese -una visione del Paese- e contemporamente coniugarla in un rapporto forte con il popolo, farsene interprete”.  

    Cossiga comprende, a cavallo fra gli anni 80 e 90 del secolo scorso, tra la fine dei blocchi a livello globale e l’incombere in Italia di Mani pulite, che l’unico modo per difendere e tutelare la democrazia e le istituzioni, è quello di “rivitalizzarle, mettendole in sintonia con il popolo. E per far questo, fa l’irregolare’. Non perde le stimmate dello statista, legato profondamente all’Occidente, ma contemporaneamente è l’Irregolare che fa entrare il popolo nelle istituzioni. Era questo il senso della sua inquietudine”. (di Cristiano Fantauzzi)