Introducendo il primo Quaderno di monitoraggio del comitato scientifico sulla riforma del mercato del lavoro ’I contratti di lavoro dopo il Jobs Act’, il ministro Giuliano Poletti si è lasciato andare a toni entusiastici sottolineando come, nei poco più di due anni trascorsi dallinsediamento del governo di Mattero Renzi,sono stati recuperati 585.000 occupati, 266.000 dei quali nellultimo anno. Il ministro si è avventurato in un mondo di dati, cifre e statistiche sottolineando come, il tasso di disoccupazione sia sceso all11,4% dal 12,8%, mentre il tasso di occupazione dal 55,5% è risalito al 57,3%. Poi, la cigliegina sulla torta, aggiungendo anche la consistente diminuzione nel ricorso alla cig: nel 2013 erano stati oltre 1,5 milioni i lavoratori coinvolti in periodi di cassa integrazione, nel 2015 si sono dimezzati a poco meno di 750 mila. Ed anche affrontando la nota dolente della disoccupazione giovanile, Poletti non ha abbandonato lottimismo fin qui mostrato: ’’si sono fatti passi in avanti significativi, anche se certamente ancora insufficienti a risolvere uno dei problemi più acuti del nostro mercato del lavoro’’. Ancora, nel 2015il lavoro a tempo indeterminato ’’è finalmente tornato al centro dellattenzione delle imprese’’, dice Poletti. Nellarea del lavoro privato si sono registrate più di 2 milioni di nuove assunzioni con contratti a tempo indeterminato (750 mila in più dellanno precedente) e 660 mila trasformazioni di contratti a termine e apprendistato (260 mila in più del 2014). Proseguendo con i dati, si è poi spiegato che la variazione netta delle posizioni di lavoro a tempo indeterminato è risultata pari ad oltre 916 mila unità, con un incremento del numero dei lavoratori stabili nel settore privato extra-agricolo censito dallInps pari al 5,5 % in un solo anno. ’’Rispondendo positivamente alle novità normative, introdotte con la riforma del lavoro e con la decontribuzione ha tenuto a sottolineare ancora il ministro – le imprese operanti in Italia -afferma Poletti- hanno ricominciato a investire nella risorsa lavoro, con una prospettiva di lungo termine’’. Perché per Poletti, investire nelle risorse umane ’’significa cominciare a spezzare quel circolo vizioso che ha caratterizzato in passato la nostra economia, un corto circuito che ha portato il paese su una ’via bassa’ di crescita, basata esclusivamente sul contenimento dei costi, sacrificando spesso linnovazione, le competenze, la formazione’’. Il riordino della disciplina dei contratti ’’è stato un altro fattore importante per rafforzare la regolarità e la stabilità del lavoro, eliminando le collaborazioni a progetto e lassociazione in partecipazione’. Abbiamo voluto una cornice di regole semplici e chiareche dice ancora il ministro – contrastino elusioni ed abusi, che non solo vanno a ledere la dignità dei lavoratori ma ostacolano anche la sana concorrenza tra le imprese’’. Secondo il ministro ’’le spinte ad innovare, a crescere, ad incrementare la produttività si sviluppano meglio nellambito di un sistema economico nel quale gli imprenditori possono essere sicuri del rispetto delle regole da parte di tutti. La sfida principale che abbiamo ora davanti ha quindi avvertito – è quella di costruire un sistema di politiche attive’’. La valutazione di efficacia dovrà essere ’’il faro per capire quali strategie, e quali strumenti, possano rappresentare il miglior veicolo di rapido inserimento e reinserimento delle persone nel mondo del lavoro’’. Beh dunque la situazione non è poi così disastrosa come la viviamo noi persone comuni, probabilmente ci sbagliamo
M.