“Una questione molto delicata e un tormento per i Paesi europei”, così Muhammad al-Taher Sayala, ministro degli Esteri libico del governo di consenso nazionale, definisce il dossier intitolato ai migranti, per lopiù in partenza dalla libia alla volta dellEuropa. “Come tutti sanno spiega il ministro -la Libia è un Paese di passaggio e talvolta di destinazione dei migranti, ma non è un Paese di origine. L’Ue vuole fare accordi con la Libia affinché questi migranti tornino indietro, ma noirestiamo fermi sul fatto che debbano tornare nei Paesi d’origine, e non in quelli di transit. E necessario aggiunge ancora Sayala -che la comunità internazionale collabori con noi nel convincere i Paesi di origine a far tornare i propri cittadini, non serve che facciamo accordi. La Libia non può accogliere tutti questi migranti poiché si rischia uno scompenso demografico”. Lultimo censimento effettuato in Libia è del 2016, e parlava di 6,5 milioni di abitanti ma se affluiscono tutti questi migranti, si verificherebbe un cambiamento demografico che non possiamo accettare per il nostro popolo”, lamenta il ministro, secondo cui urga intervenire su due fronti: “Da un lato aiutare l’Ue affinché questi migranti non attraversino il confine, ma allo stesso tempo collaborare per fare accordi con i Paesi di origine affinché queste persone possano tornarvi. Stiamo dialogando con i Paesi dell’Ue e abbiamo un accordo con l’Italia in base al quale chiunque entri in Libia con un passaporto e con un visto e poi si infiltra in Europa può tornare in Libia, ma chi passa attraverso la Libia senza documenti di viaggio o senza visto non può tornare in Libia. Questo è l’accordo siglato con l’Italia e noi lo rispettiamo”, sottolinea Sayala. Parlando poi con il cronista dellagenzia di stampa Aki-AdnKronos International, Muhammad al-Taher Sayala affronta anche il tema del terrorismo: “La guerra contro lo Stato islamico (Is) e le altre organizzazioni che l’Onu ha definito ’terroristiche’ è una guerra libica e sarà condotta dai libici” dice il ministro, precisando che la Libia si limiterà a “chiedere che le siano fornite le armi e le attrezzature militari necessarie a condurre questa guerra sulla base delle risoluzioni 2259 e 2278 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Se poi il Consiglio presidenziale deciderà di chiedere aiuto esterno di qualsiasi tipo, lo farà in modo ufficiale attraverso il ministero degli Esteri, ma resta il fatto che è una guerra libica e sarà condotta da mani libiche. Il ruolo della comunità internazionale è solo quello di offrire aiuto nel caso in cui lo Stato libico lo decidesse”. Quanto poi le relazioni tra lItalia e la Libia, il ministro degli Esteri le definisce “eccellenti”. Un rapporto quello fra Roma e Tripoli che “non è recente”, ma “alla luce di elementi geografici e storici risale a prima della creazione dell’Ue. In occasione della sigla dei trattati di Roma che diedero vita al Mercato europeo comune – ricorda Sayala – l’Italia chiese che fosse emesso un comunicato speciale per la Libia affinché i suoi partner riservassero alla Libia un trattamento speciale e questo comunicato riflette i rapporti italo-libici”. E tal proposito, il trattato di amicizia tra Italia e Libia, che “è stato siglato dopo lunghe trattative”, sarà presto rilanciato “sulla base del comunicato congiunto firmato da me e dal ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, in occasione della mia visita in Italia”, aggiunge Sayala. In tal senso, “saranno mobilitate tutte le commissioni” previste nel trattato e l’Italia “ottempererà a tutti gli impegni assunti”, tra cui la costruzione della strada che collega l’est con l’ovest” della Libia. Infine, Sayala annuncia lapertura di “consultazioni tra la Libia e altri Paesi in vista della riapertura delle ambasciate a Tripoli. Al momento – spiega – personale delle ambasciate, per la maggior parte europei e arabi, sta facendo lavori di ripristino delle sedi e accertando le condizioni di sicurezza”.Allo stesso tempo, la Libia sta lavorando alla questione dei “visti di ingresso per i libici in Paesi terzi” e anche “al ripristino dei collegamenti aerei tra gli aeroporti libici e quelli internazionali. E’ questo ciò a cui stiamo lavorando dopo che il governo di consenso nazionale è stato riconosciuto da tutti i blocchi regionali e internazionali”.