(Adnkronos) – La frase del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti serve ad allentare la tensione che si era creata intorno all’assemblea dell’Enel e al dissenso espresso dai fondi internazionali per l’indicazione di Paolo Scaroni alla presidenza e Flavio Cattaneo come Ad: “Non è la stagione dei gufi. Raggiunto un ottimo risultato, migliore rispetto a tre anni fa, non semplice e scontato, che premia la correttezza e non la scorrettezza. Auguro buon lavoro ai nuovi vertici e a tutti i consiglieri”.
La citazione dei gufi, come immagine di chi si spera che una decisione presa venga capovolta o di chi fa previsioni negative, è però un copyright registrato da Matteo Renzi, molto tempo prima che l’attuale ministro dell’Economia lo prendesse in prestito.
Era il 2014 quando l’attuale direttore del Riformista, e leader di Italia Viva, dalla sua scrivania a Palazzo Chigi twittava con fiero compiacimento: “Il Def mantiene tutti gli impegni che ci eravamo presi, alla faccia dei gufi. Inizia a pagare chi non ha mai pagato, si cambia verso”. Da una parte i gufi, dall’altra quello slogan ‘si cambia verso’ che ha accompagnato tutta l’esperienza di governo renziana. I gufi finiscono nelle slide ufficiali con cui Renzi illustra i risultati del 2015. Poi, ancora, nel 2016: “Con questo Governo le tasse vanno giù, gli occupati vanno su, le chiacchiere dei gufi invece stanno a zero”. Quello stesso anno è l’allora amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, a sostenere la battaglia contro i gufi: “E’ essenziale togliersi di dosso quelli che Matteo Renzi chiama gufi”.
I gufi di Renzi erano soprattutto i professori che si esprimevano e scrivevano criticando il suo governo, da Luca Ricolfi a Francesco Giavazzi, da Stefano Rodotà ad Alberto Alesina. Ma anche, nei diversi passaggi della sua esperienza, i populisti (soprattutto Matteo Salvini e Beppe Grillo) e i tedeschi, i custodi del rigore nei conti pubblici.
I gufi di Giancarlo Giorgetti, oggi, sono evidentemente altri. Sono i fondi ribelli guidati da Covalis, che hanno provato a fare il blitz all’assemblea dell’Enel per sconfessare le decisioni del governo. Ma sono stati i numeri, quelli del voto degli azionisti, a rimettere a posto le cose e i novelli gufi. (Di Fabio Insenga)