(Adnkronos) – Dopo nove anni da una diagnosi di cancro, secondo uno studio condotto dall’Università di Torino, il 16% delle pazienti ha abbandonato il lavoro. Si riscontra anche un aumento del lavoro part-time femminile: dal 14% al 16%. Da qui l’esigenza di abbattere tutte quelle barriere che impediscono alle malate oncologiche di rientrare nel mondo lavorativo. È questo l’obiettivo che si pone il progetto Trasformazione, quest’anno giunto alla seconda edizione. Promossa da Europa Donna Italia, con la collaborazione di Fondazione Human Age Institute, ManpowerGroup e Studio Fava & Associati, con il supporto non condizionante di Pfizer, Daiichi Sankyo e AstraZeneca, l’iniziativa vede quest’anno l’ingresso di un nuovo partner, l’Università di Torino. Secondo i promotori del progetto – si legge in una nota – le barriere sono il non adeguamento delle ore di lavoro alle necessità delle terapie, lavori fisicamente o mentalmente troppo impegnativi per le condizioni del paziente, lo scarso supporto dal datore di lavoro e dai colleghi, altri fattori economici e psicologici.
“Ricevere una diagnosi di cancro al seno è sempre destabilizzante – spiega Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia – sia sul piano professionale che familiare. Il lavoro, o meglio il rientro al lavoro, rappresenta, quando possibile, un elemento motivante e propositivo in un percorso di cura: tuttavia affrontare questo contesto specifico per le pazienti non è sempre semplice. Il quadro normativo del nostro Paese è ancora frammentato ed è necessario non solo promuovere nuove misure di natura contrattuale finalizzate a migliorare la qualità della vita professionale, ma anche supportarle nei percorsi di reintegrazione nel mondo del lavoro, ed è proprio in questa direzione che abbiamo spinto la seconda edizione del progetto Trasformazione”.
Alla prima edizione hanno partecipato circa 100 donne da tutta Italia e 62 hanno concluso il percorso. La seconda edizione, partita lo scorso 28 aprile con un workshop dedicato alle associazioni aderenti a Europa Donna Italia – dettaglia la nota – prevede la realizzazione di un talent lab, un percorso di orientamento finalizzato al reintegro nel mondo del lavoro, interamente online il coinvolgimento di persone da tutta Italia. Il percorso si sviluppa attraverso tre fasi principali. La prima è una overview sul come attivarsi per la ricerca attiva del lavoro: dal curriculum vitae a come affrontare il colloquio di lavoro, fino alla ricerca attraverso i diversi canali. La seconda fase è dedicata alla conoscenza della persona, all’analisi delle aspettative, competenze, aspirazioni. Infine, il percorso prevede un passaggio fondamentale di conoscenza della legge 68/99. Aderire al progetto è semplice, basta un click sul link di seguito per iniziare un percorso ad hoc che tiene conto delle storie uniche di ciascuna paziente, fino a esaurimento posti: https://europadonna.it/trasformazione/
L’Università di Torino – prosegue la nota – ha condotto uno studio di 9 anni su oltre 2.600 sopravvissuti e sopravvissute a neoplasie maligne, che mostra la perdurante incidenza della malattia oncologica nel ritorno al lavoro anche una volta guariti. Come riportato, dopo nove anni dalla diagnosi, il tasso di occupazione degli individui di entrambi i sessi evidenzia una notevole diminuzione, con un’incidenza maggiore per le donne che hanno abbandonato il lavoro più spesso anche rispetto agli uomini (-16% contro -15%).
Lo studio mostra anche un aumento del lavoro part-time per le donne con esperienza di cancro nell’arco dei 9 anni considerati (dal 14% al 16%), mentre è stata registrata una riduzione dal 13% all’8,5% per il gruppo di controllo femminile, composto da pazienti sane. In sostanza, l’indagine prodotta ha messo in evidenza come la malattia oncologica non ha effetti soltanto sulla salute di una persona, ma anche sulla sua vita lavorativa. Negli anni considerati dallo studio, gli individui di entrambi i sessi hanno perso il lavoro più spesso rispetto ai gruppi di controllo composti da persone sane, e le donne con esperienza di tumore hanno abbandonato il lavoro significativamente più spesso rispetto ai gruppi di controllo di entrambi i sessi e agli uomini sopravvissuti a tumore. Inoltre, un numero significativamente inferiore di donne con diagnosi di tumore ha lavorato a tempo pieno.
“Ci siamo sempre impegnati per aiutare nel rientrare nel mondo del lavoro chiunque fosse, per vari motivi, in una situazione occupazionale più fragile – afferma Anna Gionfriddo, presidente Fondazione Human Age Institute e amministratrice delegata ManpowerGroup – Ed è evidente, come mostra la ricerca dell’Università di Torino, che la situazione di chi ha un tumore o è appena guarita sia tra le più fragili dello scenario lavorativo. Per questo siamo orgogliosi di essere accanto a Europa Donna Italia in questo progetto e di dare il nostro contributo alla realizzazione di un percorso verso il mondo del lavoro, che rappresenti in primo luogo un’opportunità per ritrovare nuove energie e obiettivi di vita per le donne colpite da malattia oncologica”.