“In qualità di attivista per i diritti umani e avvocato incaricato dai suoi amici di ritrovare il ragazzo, dopo un diverbio con la poliziami hanno consentito di vedere solo il viso, lo stesso delle foto del giovaneche mi sono state fornite dai suoi amici”. E la denuncia di Mohamed Sobhi, avvocato dei diritti umani e attivista della Fondazione araba dei diritti civili e politici (Nidal), allagenzia di stampa Aki (Adn International), recatosi a visitare il cadavere di Giulio Regeni, il 25enne studente italiano scomparso al Cairo e poi trovato morto in un fosso. Alcuni media locali avevano riferito che sul corpo del nostro sfortunato connazionale sarebbero stati riscontrati evidenti segni di tortura, prove che lavvocato Sobhi non ha potuto constatare in quanto le autorità gli avrebbero impedito di poter visionare il corpo del giovane: “Alle 2 di oggi sono stato alla camera mortuaria Zenhom (nel quartiere di Sayeda Zeinab, al Cairo) e ho chiesto di vedere il corpo, che si ritiene appartenere a Regeni, ma mi hanno permesso di vedere solotanto il suo viso”.
M.