Ebbene sì, “Esistono altre forme di vita nello spazio”. Sono le parole dell’astronauta – giardiniere Scott Kelly, comandante della base ISS, che dalla Stazione Spaziale Internazionale lo mostra orgogliosamente a tutto il mondo postando sul suo profilo Twitter la foto del piccolo miracolo. Si tratta del primo “fiore spaziale”, una zinnia dai petali arancioni e rigoglioso fogliame verde la cui fioritura è avvenuta sabato scorso, e rappresenta il secondo successo per l’esperimento di giardinaggio spaziale “Veggie”.
Giardinaggio spaziale come hobby per astronauti? Non propriamente, in realtà il giardinaggio spaziale rappresenta una grande opportunità per gli scienziati per individuare le migliori strategie per far crescere le piante in condizioni di microgravità. Rispetto alla lattuga romana, che era stata nei mesi precedenti oggetto di altri esperimenti, la zinnia rappresenta un passo in avanti verso le colture spaziali di future e lunghe missioni spaziali, come quelle previste su Marte. Questa pianta, rappresenta infatti una sfida molto complessa poiché è più difficile da coltivare, cresce in tempi più lunghi, circa 60-80 giorni, ed è particolarmente sensibile all’ambiente.
Come già accaduto con la prima insalata coltivata e mangiata nello Spazio, la produzione di verdura in orbita, e più in generale delle piante, è un aspetto importante sia per l’ approvvigionamento di cibo per futuri e lunghi viaggi interplanetari, sia perché influisce positivamente sull’aspetto psicologico della vita a bordo. La serra realizzata per l’esperimento botanico, è una camera di crescita sigillata e illuminata da luci speciali a led è dotata anche di un sistema d’irrigazione mentre il terriccio è un substrato a base di argilla.
Ma nel corso dell’esperimento, gli astronauti hanno dovuto superare diverse difficoltà previste fin dall’inizio nella tabella di marcia, come le muffe, l’eccessiva umidità e l’accartocciamento delle foglie. Infatti non tutte le piantine sono sopravvissute, due sono morte. Ma non si tratta di un fallimento perché le loro radici, una volta riportate sulla Terra, verranno studiate con il solo scopo di rintracciare le cause fisiologiche dell’appassimento. E naturalmente lo studio di queste criticità sarà di grande aiuto agli astronauti che potranno migliorare le loro capacità di “coltivatori spaziali”.
Sicuramente l’entusiasmo è molto e se la zinnia crescerà bene, è probabile che nello spazio, dopo la lattuga, si potranno coltivare anche gustosi frutti rossi e pomodori, i cui semi dovrebbero arrivare nello spazio nel corso del 2017.