(Adnkronos) – “L’impegno di Gsk nella sfida al lupus eritematoso sistemico va avanti in maniera costante ormai da circa 10 anni, ovvero da quando è iniziato lo sviluppo clinico di belimumab che inibisce l’attività biologica di BLyS (Stimolatore dei linfociti B), una proteina naturale necessaria per la trasformazione dei B-linfociti in plasmacellule B mature. Oggi però belimumab risponde anche ai bisogni dei pazienti con nefrite lupica: è sicuro, efficace e ben tollerato”. Così Barbara Grassi, direttore medico-scientifico di Gsk Italia intervenendo oggi alla conferenza stampa “Quando il lupus attacca il rene” che si è tenuta a Roma.
Belimumab – è emerso dall’incontro con la stampa – è prodotto nello stabilimento Gsk di Parma, da dove viene esportato in 50 Paesi di tutto il mondo, per un totale di circa 3 milioni di fiale previsto nell’anno in corso. In Italia è una terapia mirata che riguarda oltre 2000 pazienti, la maggior parte dei quali ha scelto l’autosomministrazione a domicilio. Si tratta del primo farmaco biologico sviluppato e approvato specificamente per il lupus in oltre 50 anni e del primo ad aver ottenuto la possibilità di somministrazione a domicilio sottocute, in alternativa all’infusione.
“Gsk si occupa di medicina di precisione da moltissimi anni – ricorda Grassi -. In questo ultimi dieci anni l’anticorpo monoclonale distribuito in tutto il mondo ha dimostrato di essere efficace, sicuro in un ampio programma che ha coinvolto più di 3000 pazienti nel mondo con almeno 5 studi clinici importantissimi, le cui evidenze sono state oggi confermate da esperienze di real-life”. “Rari gli effetti collaterali – conclude Grassi – ma nulla che ne controindichi in maniera significativa l’utilizzo”.
L’approvazione della nuova indicazione per belimumab – si legge in una nota – si basa sui dati dello studio BLISS-LN (Efficacy and Safety of Belimumab in Adult Patients with Active Lupus Nephritis), che ha evidenziato come, nell’arco di due anni, questo farmaco biologico di Gsk, aggiunto alla terapia standard, ha aumentato i tassi di risposta renale positiva alle terapie ed ha contribuito a prevenire il peggioramento della malattia renale nei pazienti con nefrite lupica attiva rispetto alla sola terapia standard. Tuttavia, lo studio BLISS-LN non rappresenta l’unica evidenza, ci sono anche altri studi come le post hoc svolte sui dati degli studi registrativi di belimumab IV, analisi secondarie dello studio registrativo della formulazione SC e dati provenienti dalla real word evidence che hanno evidenziato l’efficacia di belimumab sul rene.