(Adnkronos) – “Non ho difficoltà ad ammettere che sono stata molto incuriosita dalla particolare situazione a cui assistevo e quindi dall’incontro in autogrill del Senatore Renzi con un’altra personalità, presumibilmente pubblica in quanto apparentemente accompagnata da personale di scorta. Pur ignorando del tutto l’identità dell’interlocutore del Senatore Renzi, da semplice cittadina, innegabilmente curiosa, sono rimasta profondamente colpita da questo singolare episodio ed ho quindi ritenuto di effettuare qualche fotografia e video riprese dei due personaggi pubblici”. E’ quanto ha spiegato, lo scorso 8 novembre sentita dalla Digos alla Questura di Roma, la ‘prof’ che il 23 dicembre 2020 filmò l’incontro tra Matteo Renzi e l’allora dirigente del Dis Marco Mancini all’Autogrill di Fiano Romano e il cui video è stato poi mandato in onda da ‘Report’ nel maggio 2021. Dichiarazioni contenute nel verbale di interrogatorio, agli atti dell’inchiesta, visionato dall’Adnkronos. Sulla vicenda, la Procura di Roma ha chiuso le indagini nei confronti della ‘prof’ contestando il reato di diffusione di riprese e registrazioni fraudolente di un “incontro privato”.
La donna nel dicembre 2020 si trovava in auto con i familiari e si fermò all’autogrill di Fiano Romano perché il padre aveva necessità di una sosta. ”Quando sono uscita dal bar, nel tragitto verso i servizi igienici, ho notato che era sopraggiunta un’auto che si era parcheggiata a pochissimi metri dalla mia – ha spiegato la docente – Accanto a questa auto, di grossa cilindrata, che pur non essendo munita di alcun contrassegno mi è sembrata una ‘auto blu’, di colore bordeaux metallizzato, notavo tre uomini vestiti in giacca e cravatta. Due più vicini al veicolo e uno più distaccato. Quest’ultima persona mi aveva colpito perché era vestita molto elegantemente, con i capelli bianchi, più anziano rispetto agli altri due e quindi ho ipotizzato, senza peraltro riconoscerlo, che quest’uomo fosse una figura istituzionale o comunque pubblica. E che gli altri due uomini potessero essere personale adibito alla sua scorta”.
E’ a questo punto che arriva il leader di Italia Viva. ”Mentre ero poggiata al corrimano della scala d’accesso dei disabili, è arrivata un’altra auto e un’auto blu con il lampeggiante di colore blu in funzione. Mi pare di ricordare che fosse un’Audi di grossa cilindrata e di colore scuro, che si è fermata parallelamente all’auto di colore bordeaux. Da questa Audi è sceso, dalla porta posteriore destra, un uomo che ho riconosciuto con certezza per il Senatore Matteo Renzi, il quale ha indossato la mascherina anti-covid non appena sceso dalla vettura. In questo frangente l’uomo dai capelli bianchi, già presente nel parcheggio, si è avvicinato al Senatore Renzi – prosegue l’insegnante – ed i due si sono salutati ed insieme si sono appartati a parlare passando anche in prossimità della mia auto, fermandosi a più di 10 metri, in posizione defilata, ancorché ben visibile dalla mia posizione”. A questo punto, ricostruendo quanto accaduto, l’insegnante sente ”l’esigenza di precisare che questa mia particolare attenzione ai dettagli e capacità di memorizzare taluni particolari deriva da una sorta di “deformazione professionale” conseguente ai miei studi specialistici nel ramo diagnostico della Storia dell’Arte e conservazione dei Beni Culturali. Grazie a questo mio percorso accademico riesco a memorizzare e a riconoscere da un piccolo particolare un’opera artistica o il materiale di cui è composto”.
Quindi la donna spiega ai poliziotti il motivo per cui ha ”ritenuto di effettuare le riprese e le fotografie del Senatore Renzi mentre dialogava con il suo interlocutore”. ”Ho intuito il rapporto pubblico e non meramente privatistico che univa i due soggetti: di cui l’uno era uno dei massimi leader politici italiani e l’altro un personaggio munito di scorta ed auto di servizio. Proprio per questo, essendo rimasta colpita dalla singolarità di questa situazione, ho immaginato che il fatto fosse meritevole di essere raccontato nell’esercizio del diritto di cronaca. In effetti mi interesso delle vicende pubbliche e politiche e leggo quotidianamente i giornali – spiega la docente – Sono rimasta, difatti, profondamente colpita che quell’incontro all’autogrill, con quelle particolari modalità, avvenisse in un momento di tensione e crisi politica. Ricordo infatti che, in quel contesto, si registravano forti tensioni politiche nel Governo, e il senatore Renzi era, in quel momento, il principale protagonista della politica nazionale. Ho, pertanto, documentato con due video e 13 fotografie l’incontro – sottolinea la donna nell’interrogatorio agli atti – utilizzando il mio cellulare dall’interno della mia autovettura, e nessun altro mezzo di video ripresa o di fotografia. Ci tengo a precisare che non ho utilizzato alcun mezzo fraudolento di video ripresa o fotografia, come si evince chiaramente dalle immagini da me fornite. Le ho effettuate dal posto di guida della mia autovettura dove, peraltro, ero ben visibile dall’esterno e non nascosta. Dalla mia postazione, all’interno della mia auto, vedevo il personale di scorta di entrambi gli uomini, quattro persone che dialogavano tra di loro e anche loro erano certamente in grado di vedere me, senza alcuna difficoltà”.
L’insegnante e suo padre sono rimasti fermi in auto ”una decina di minuti per consentire la ripresa di mio padre che era ancora molto provato dal malessere patito. Nel frattempo, i due interlocutori si sono riavvicinati verso la macchina dell’uomo con i capelli bianchi e la macchina di Renzi ha effettuato una manovra per posizionarsi lì vicino. A quel punto – continua la ‘prof’ – io ho dovuto eseguire una manovra perché l’Audi di Renzi mi aveva bloccato il passaggio. In questo momento i due uomini si trovano fuori dalle rispettive auto di servizio e si stavano salutando. In questa occasione, mentre transitavo nelle loro prossimità, avendo il finestrino abbassato dal lato passeggero anteriore dove era seduto mio padre, ho avuto modo di udire il senatore Renzi dire al suo interlocutore: ‘Tanto per qualsiasi cosa sai come (o dove) trovarmi”’. La donna è stata all’interno del parcheggio dell’area di servizio per ”circa 40 minuti, dopodiché mi sono diretta verso la barriera autostradale, lasciando l’aerea di servizio prima che le due vetture ‘istituzionali’ abbandonassero l’area di parcheggio”.
Il giorno dopo, la vigilia di Natale 2020, l’insegnante riferisce di aver inviato tramite ‘Messenger’ foto e video a” al profilo personale di un mio amico giornalista, il quale però non riconobbe l’interlocutore di Renzi. ”Convinta comunque che l’episodio potesse avere rilievo giornalistico” la donna inviò le foto tramite email, il 31 dicembre alla redazione web del “Il Fatto Quotidiano”, ”da cui non ho peraltro ricevuto alcuna risposta”. La donna però non molla ed è lei stessa a spiegare il motivo, da quanto emerge dal verbale di interrogatorio: ”E’ comunque rimasta in me la sensazione che quell’episodio avesse rilievo giornalistico anche in ragione della particolare congiuntura politica, convinzione ulteriormente consolidatasi dopo le dimissioni del Governo in carica avvenute a gennaio 2021”.
A questo punto passano alcuni mesi e il 13 aprile del 2021 l’attenzione della docente è attirata da una puntata della trasmissione Report: ”Ho visto un servizio dedicato alla figura di tale Gianmario Ferramonti, in cui si ipotizzava che lo stesso avesse mandato dei messaggi all’onorevole Maria Elena Boschi, figura di punta del partito di Matteo Renzi, per promuovere una sorta di ‘complotto’, almeno cosi mi era sembrato di capire dal tenore del servizio giornalistico, per favorire la caduta del Governo ‘Conte-Bis’. Dopo aver visto questo servizio giornalistico ho subito pensato che probabilmente quelle foto relative a quell’incontro tanto singolare nell’autogrill di Fiano Romano potessero risultare interessanti proprio per la redazione di Report – spiega – Ho dunque inviato una mail alla redazione di Report, all’indirizzo pubblicato sulla relativa pagina Facebook della stessa trasmissione, e preciso che ho inviato, contestualmente due mail di analogo contenuto. La prima alle ore 13.28 e la seconda alle 13.37 dello stesso giorno, in quanto in un momento di confusione con internet, non ero certa che avessi inviato la prima mail”. Circa un’ora dopo, alle 14.46, la donna riceve un’email dal direttore di ‘Report’, Sigfrido Ranucci, che le chiede un contatto telefonico. ”Da quel momento in poi si avviano i miei contatti con la redazione di Report che hanno portato all’inchiesta andata in onda, con la mia intervista” trasmessa il 3 maggio.
Durante l’interrogatorio in Questura, la donna precisa ”a scanso di equivoci, di non aver ovviamente mai chiesto né percepito alcun compenso economico o di altro genere, per il contributo che da semplice cittadina ho volontariamente dato a questa inchiesta giornalistica. Preciso, peraltro, che con estrema correttezza non mi è stato mai proposto alcun compenso da nessuno. Ho ritenuto, per senso civico, di adoperarmi affinché fosse, garantito il diritto di cronaca su un episodio che, come in effetti ho intuito, aveva ed ha, a mio avviso, rilievo pubblico – ribadisce – Con questa consapevolezza ho ritenuto di assumere il ruolo di ‘fonte giornalistica’ al fine dell’esercizio del diritto di cronaca ponendo a disposizione della testata di Report e, dapprima, a “Il fatto Quotidiano” dei materiali che, come ho detto e ribadisco, ritengo di avere acquisto in maniera assolutamente lecita, senza alcuna macchinazione e senza in alcun modo nascondermi, fotografando e riprendendo un notissimo personaggio pubblico, già Presidente del Consiglio, mentre interloquiva in un’area pubblica, verosimilmente, di questioni di rilievo pubblico con un personaggio che ho intuito essere, come in effetti era, organico alle Istituzioni e alla Pubblica Amministrazione”.
La docente ha scoperto l’identità dell’interlocutore e ”quindi la sua corrispondenza al nome di Marco Mancini solo nel momento in cui ho visto in tv la puntata di Report del 3 maggio perché, prima di allora, anche quando fui intervistata da ‘Report’, nessuno della redazione ha inteso dirmi chi fosse l’interlocutore del senatore Renzi. Devo dire, comunque, che mai prima di allora avevo sentito parlare di Mancini e che ovviamente ignoravo del tutto il suo ruolo nei servizi segreti italiani”.
Per questa vicenda la donna è finita indagata a Roma in seguito alle indagini partite da un esposto presentato dal leader di Italia Viva. Sentita dalla Digos, lo scorso novembre, la docente ha spiegato: ”Ho pensato più volte di presentarmi spontaneamente all’Autorità Giudiziaria per rivelare la mia identità ed ovviamente la mia estraneità ad apparati spionistici volendo smentire da subito e decisamente le illazioni che, all’indomani della diffusione della trasmissione di Report, mi sono trovata a dover leggere sul mio conto su diverse testate giornalistiche. Ho esitato a farlo in quanto come mamma di due figli come docente ancora precaria in una scuola superiore, a fronte di insinuazioni tanto false ed offensive sul mio conto provenienti da persone ed ambienti ben più potenti di me, ho temuto di esporre la mia famiglia, i miei figli, mio padre già gravemente malato e mia madre già provata da devastanti vicissitudini familiari ad ulteriori tensioni e dolori difficilmente sostenibili da parte loro”.
Quanto all’intervista rilasciata a Report, l’insegnate afferma di ”aver fedelmente ricostruito l’intera vicenda, omettendo però, in quell’intervista, la presenza in auto, al momento delle video-riprese e delle fotografie, di mia madre, proprio perché animata dal desiderio tutelare il più possibile la figura di mia madre, fortemente provata da un gravissimo lutto famigliare da cui non si è più ripresa. Ho colto dunque persino con sollievo l’opportunità di conferire con l’autorità giudiziaria – conclude la donna dopo oltre tre ore di interrogatorio in Questura a Roma – per tramite di questo organo, confermando sin d’ora la mia massima e completa disponibilità nei confronti della Giustizia avendo sempre ispirato la mia vita di cittadina, mamma ed insegnante al valore della legalità”.