(Adnkronos) – La contagiosissima sottovariante di Omicron ‘Kraken’ dilaga anche negli Stati Uniti e per frenarne la circolazione in Europa alcuni osservatori hanno ipotizzato, nei giorni scorsi, di introdurre tamponi e sequenziamenti non solo per i passeggeri in arrivo dalla Cina ma anche per chi viene dagli Usa. Un’ipotesi che però divide gli esperti di casa nostra.
“Sappiamo che XBB.1.5 o ‘Kraken’ è diffusa in almeno 28 Paesi. E’ particolamente presente negli Usa però questo Paese ha una situazione più simile all’Italia che alla Cina” in primis dal punto di vista vaccinale. “Per questo credo che al momento non servirebbe fare i test ai passeggeri che arrivano dagli Stati Uniti”, afferma all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, professore di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). “Oltretutto – sottolinea – agire ora è come chiudere il recinto quando gli animali sono scappati. Mentre sul fronte cinese ha un senso lo screening perché ci permette di capire cosa sta circolando visto che i dati sono davvero pochi”.
“La variante Kraken sembrerebbe effettivamente avere una ulteriore capacità di diffusione – aggiunge Andreoni – ma sulla gravità della malattia e sull”immuno-escape’ per quello che ci risulta al momento non abbiamo dati che ci dicono che questa mutazione è più rischiosa. L’invito rimane quello di vaccinarsi se ancora non lo si è fatto”.
Di segno opposto l’opinione dell’immunologo Mauro Minelli, coordinatore per il Sud Italia della Fondazione per la Medicina personalizzata. “Partirei dall’unica certezza che abbiamo: la sottovariante Kraken può fare aumentare il numero di casi in Europa. Monitorarne la diffusione è certamente prioritario, così com’è indispensabile implementare la produzione di anticorpi neutralizzanti visto che, come per le altre Omicron, dalle prime informazioni anche in questo caso la protezione del vaccino sembra confortante. Tuttavia – afferma all’Adnkronos Salute – a fronte della mancanza di dati sufficienti a fornire indicazioni aggiornate e precise sull’entità del quadro clinico associato a quest’ultima variante, e in considerazione della sua rapida diffusione negli Usa, non sarebbe sbagliato adottare per i viaggiatori provenienti dal Nord America le stesse misure cautelative già recentemente proposte per le provenienze dalla Cina”.
“Vero è – osserva Minelli – che Covid-19 ha avuto tutto il tempo di fornirci dei precedenti utili a verificare, per esempio, come la circolazione delle varianti abbia avuto in Europa e negli Stati Uniti andamenti decisamente diversi. Ma siccome l’adozione di efficaci pratiche di prevenzione prevede in fondo l’esecuzione di un semplice test”, secondo l’esperto “non dovrebbe essere difficile, né in alcun modo considerata discriminatoria, l’attuazione di misure elettivamente finalizzate alla protezione collettiva di un Paese e della sua comunità”.
Assolutamente contrario Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova secondo cui “più che i test per chi arriva dagli Stati Uniti o da altre parti del mondo, serve dire alle persone che se si è vaccinati con il ciclo completo Kraken non è un problema. E’ più contagiosa, parliamo dei livelli del morbillo, probabilmente è la più contagiosa malattia respiratoria vista fino ad oggi, ma non è più aggressiva se sei immunizzato. Discorso diverso – chiarisce – per la Cina, dove la copertura vaccinale è bassa e non abbiamo dati verificati su quello che sta circolando”.
“Il concetto che va comunicato – sottolinea Bassetti – è che Omicron non è più o meno aggressiva di Delta o del virus originale in senso assoluto, ma è meno pericolosa perché sulla sua strada oggi trova gli anticorpi generati dal vaccino anti-Covid o dall’essere guariti. Chi non è vaccinato con Omicron muore lo stesso di quanto moriva con il virus originale”.