Un venerdì di sangue e scontri, segnato dalla massima allerta soprattutto a Gerusalemme e in Cisgiordania, dove si prevedevano azioni violente in concomitanza alla preghiera musulmana del venerdì. Sono stati migliaia i soldati schierati. Torna ad infiammarsi quel limbo di territorio meglio conosciuto come la Striscia di Gaza. Stavolta territorio di scontri e sangue, il cosiddetto ’cuscinetto’ sito all’interno della barriera che delimita il confine a nord. L’esercito israeliano ha aperto il fuoco contro un gruppo di palestinesi che si erano ’avvicinati troppo’ nonostante i richiami verbali, uccidendone sei. Almeno 400 palestinesi (del vicino quartiere Shuja’ya), hanno protestato lanciando pietre e bruciando copertoni di auto. Da diverse ore l’area in questione è stata teatro di violenti incidenti, che hanno causato oltre 50 feriti, alcuni in gravissimi condizioni secondo fonti mediche. Le contestazioni (diverse e violente anche al confine sud di Gaza), erano state annunciate da Hamas che ha ’lanciato’ una “giornata di rabbia”, come risposta ai recenti fatti avvenuti a Gerusalemme est e in Cisgiordania. Proseguono nel frattempo gli accoltellamenti, la nuova ’moda’ in fatto di azione individuale. Solo oggi si sono registrati ben quattro casi: un israeliano verso 4 arabi; una donna araba (ad Afula) che ha tentato di ferire un agente che ha reagito ferendola; a Gerusalemme un palestinese ha ferito a coltellate un 15enne ultradosso mentre, a Kiryat (in Cisgiordania), un palestinese è stato ucciso dopo aver usato la lama contro un poliziotto. La giornata ’all’arma bianca’ si era aperta a Dimona (dove la sera prima 3 ararbi hanno rischiato il linciaggio), con i fendenti di un ebreo ai danni di 4 beduini.
M.