(Adnkronos) – “Ho effettuato la terza visita di quello che sarà il mio lungo viaggio all’interno delle carceri italiane. Ispezione a sorpresa all’Istituto Penitenziario Villa Fastiggi di Pesaro”. Così su Facebook la senatrice di Sinistra Italiana Ilaria Cucchi, che, spiegando di aver trovato una situazione “che definire di emergenza è dire poco”, invita il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini a tornare con lei nell’istituto per rendersi conto della situazione: “Venga qui signor ministro! Venga con me che le mostro quel che si deve fare. Le chiedo un po’ del suo tempo”, scrive la senatrice in un lungo post.
Cucchi ricorda che a Villa Fastiggi “moriva di burocrazia Anas Zenzami, suicida il 25 settembre 2015” e “per questa morte la Corte Europea ha messo sotto accusa lo Stato italiano sia per la drammatica inadeguatezza dell’assistenza sanitaria fornita al detenuto sia per le inaccettabili modalità con le quali è stata esercitata l’azione giudiziaria”. E ricorda anche che “nel settembre 2021, Villa Fastiggi era teatro di un’eclatante protesta di circa 50 Agenti di Polizia Penitenziaria che iniziavano uno stato di agitazione per ‘pessima gestione del personale e dell’istituto’, ‘pessime condizioni strutturali degli edifici’, ‘intollerabile presenza di numerosi pazienti con malattie psichiatriche rilevanti che non possono essere curati nell’istituto per carenza di mezzi e personale’, ‘grave carenza di organico’”.
“Oggi – sottolinea l’esponente della Sinistra – vi ho trovato una situazione che definire di emergenza è dire poco. Proteste di detenuti ed agenti sono rimaste inascoltate. Perdite d’acqua dagli impianti idraulici non riparate da anni. Muri devastati da umidità e muffe. Pazienti psichiatrici parcheggiati come fossero pacchi accatasti nei magazzini delle grandi imprese logistiche. Privati del diritto alla salute ed alla dignità. Tossicodipendenti abbandonati a sé stessi. Strutture funzionali e ricreative fatiscenti, per usare un’espressione benevolente”.
“Tutto questo – aggiunge Ilaria Cucchi – di fronte ad un personale che cerca disperatamente di fare quello che può. Una sanitaria, della quale preferisco non indicare la specializzazione, mi ha abbracciata appena mi ha vista. Un abbraccio silenzioso che ha voluto dire tanto. Lo sguardo degli agenti perso tra la voglia di fare e la frustrazione dell’impotenza. Tutta umanità inascoltata e vilipesa. Detenuti e Personale penitenziario che, nella narrazione ignorante e superficiale di qualcuno, sarebbero schierati gli uni contro gli altri. E invece non è cosi”.
“Partiamo da progetti di rieducazione i cui finanziamenti vengono persi perché non utilizzati – invita la senatrice, sorella di Stefano – Recarsi al lavoro per loro non è possibile se non per il buon cuore del cappellano e di qualche agente. Non sto parlando, quindi, solo di carenza di fondi, ma addirittura di mancata utilizzazione di quelli che sarebbero disponibili. Approfondirò questi argomenti. Andrò fino in fondo. In questi giorni la direttrice era in ferie. Peccato, perché avrei tanto voluto chiederle come si fa a rimanere indifferenti ed inerti di fronte a tutto ciò. Avrei voluto ricordarle che i detenuti non sono carne da macello. Che i loro permessi premio non meritano di essere sepolti tra le carte della sua scrivania. Così come la possibilità di avere contatti con i loro cari. Per fare due esempi. Al signor Ministro delle Infrastrutture che dice che le carceri vanno messe in sicurezza rispondo: venga qui signor Ministro! Venga con me che le mostro quel che si deve fare. Le chiedo un po’ del suo tempo. In fin dei conti il carcere di Pesaro è a pochi chilometri dal luogo delle sue notissime vacanze estive rivierasche”.