Purtroppo la guerra. orribile di per sè, oltre che per la sua non ragione di esistere si fa odiare per le drammatiche conseguenze che determina. E ieri, in Afghanistan, un ’calcolo di errore’ dei bombardierii Usa (che in queste ore condanna i raid russi in Siria), è cistato la vita di 9 operatori di Medici senza Frontiere, in servizio nell’ospedale di Kunduz, centrato dalle bombe. “L’ultimo aggiornamento parla di almento 40 feriti, tra cui 19 membri dello staff Msf. Alcuni dei feriti più gravi – riporta un comunicato Medici senza Forntiere – sono in corso di trasferimento in un ospedale a Puli Khumri, che dista due ore di auto. Di molti pazienti e staff non si hanno ancora notizie. L’impatto di questo terribile bombardamento sta diventando più chiaro e i numeri continuano a crescere”. Condannando “nel modo più assoluto il terribile bombardamento”, Msf chiarisce che “tutte le parti in conflitto, comprese Kabul e Washington, erano perfettamente informate della posizione esatta delle strutture Msf – ospedale, foresteria, uffici e unità di stabilizzazione medica a Chardara (a nord-ovest di Kunduz). Come in tutti i contesti di guerra, Msf ha comunicato le coordinate Gps a tutte le parti del conflitto in diverse occasioni negli ultimi mesi, la più recente il 29 settembre”. Il fuoco Usa dal cielo “è continuato per più di 30 minuti da quando gli ufficiali militari americani e afghani, a Kabul e Washington, ne sono stati informati. Msf – spiegano – chiede urgentemente chiarezza per capire esattamente cosa sia successo e come sia potuto accadere un evento di questa gravità”. Dal canto suo, avallando il sospetto di un raid ’mirato’, il governo afghano ha dichiarato che nell’ospedale c’erano 10 o 15 terroristi. “I terroristi sono stati tutti uccisi – ha specificato Sediq Sediqi, del ministero degli Interni di Kabul – ma anche alcuni medici hanno perso la vita”. Circostanza quest’ultima però non confermata dai Talebani afghani hanno però negato che all’interno dell’ospedale sivi fossero terroristi in cura. E alla Bbc, i Talebani hanno rifeirto di un attacco “deliberato” eseguito dalle “forze armate barbare dell’America”. Ai microfoni della tv satellitare al-Jazeera, Zabiullah Mujahid parlando ha ribadito che nell’ospedale non erano presenti militanti: “I nostri mujaheddin non si facevano curare al centro di Msf, a causa di condizioni militari avverse. Questi attacchi delle forze Usa vanno avanti da anni. Quest’ultimo attacco ha ancora una volta rivelato il volto spietato degli invasori dell’Afghanistan. Condanniamo – ha poi sottolineato il portavoce talebano – il bombardamento dell’ospedale. Si è trattato di un attacco eseguito contro gente innocente”. “Siamo profondamente scioccati dall’attacco, che ha ucciso nostri colleghi e pazienti, e compromette gravemente la situazione sanitaria a Kunduz” ha detto Bart Janssens, direttore delle operazioni di Msf. Da quando lunedì sono scoppiati i combattimenti, Msf ha curato 394 feriti. Al momento del bombardamento nell’ospedale c’erano 105 pazienti, le persone che li accudiscono e oltre 80 operatori nazionali e internazionali di Msf. Bombardare un ospedale “dove si curano i feriti è un atto di violenza inaccettabile. Un ospedale è un luogo di cura che come tale va tutelato e ciò è possibile solo se gli ospedali vengono rispettati da tutte le parti in conflitto, come previsto dalle convenzioni di Ginevra”. Con queste parole, rilanciate su Twitter e Facebook, Emergency esprime “tutta la solidarietà a Medici Senza Frontiere” e condanna “fermamente l’attacco da parte delle forze Nato all’ospedale a Kunduz, in ?#?Afghanistan”?.La struttura è l’unica nel suo genere in tutto l’Afghanistan nord-orientale e fornisce trattamenti per salvare arti e vite. I medici di Msf trattano tutte le persone secondo i loro bisogni medici e non fanno distinzioni in base a etnia, credo religioso o affiliazione politica. L’organizzazione ha iniziato a lavorare in Afghanistan nel 1980. “Rimaniamo a disposizione di Msf e della popolazione di Kunduz per curare gli altri feriti che potranno essere evacuati dalla città – comiunicano da Emergenzy -Lavoriamo in Afghanistan dal 1999 e siamo molto preoccupati dal costante peggioramento delle condizioni di sicurezza: nel Paese si combatte in 25 province su 34 e il numero dei feriti e delle vittime civili cresce di mese in mese. La violenza e l’instabilità in cui sta precipitando l’Afghanistan rende sempre più difficile garantire l’attività degli operatori umanitari e tutto questo rischia di tradursi in un ulteriore danno a discapito della popolazione afghana”.
M.