PROCESSO ALLA LEGA NORD LA CAMERA DEI DEPUTATI SI COSTITUISCE PARTE CIVILE

     

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    E’ difficile negare che quello che si terrà al tribunale di Genova, il prossimo 23 settembre,non sia un processo gravido di valenze e conseguenze politiche. Si tratta del processo all’ex Senatur Umberto Bossi e all’ex tesoriere della Lega Nord Belsito per truffa aggravata ai danni dello Stato per la vicenda dei 40 milioni di rimborsi elettorali utilizzati per fini diversi da quelli politici, in questo consiste sostanzialmente l’accusa. Tuttavìa già in fase di udienza preliminare si apprende l’interessante notizia che, dopo la decisione delSenato, anche laCamera dei deputati ha deciso di costituirsi parte civile nel processo aUmberto Bossie Francesco Belsito, ex segretario e tesoriere della Lega Nord. I due ex massimi dirigenti del Carroccio sono imputati, insieme a Stefano Aldovisi, Diego Sanavio eAntonio Turci, revisori dei conti del partito. Si tratta di una decisione della Presidente della Camera Laura Boldrini a seguito della relazione del Questore Stefano Dambruoso di Scelta civica,il partito fondato dal Prof. Mario Monti. In questo senso, a voler attribuire forzatamente una coloritura politica al tenore di tale scelta, potrebbe quasi apparire una “rivincita” o una “controffensiva” partita dalle forze politiche europeiste,comunque presenti in Italia, contro la punta di diamante, da sempre, delle forze antieuropeiste, la Lega Nord, nella sua parabola storico-processuale discendente o comunque non edificante rappresentata dalla vicenda in esame. Ma il senso degli sviluppi storico-processuali è diverso e sicuramente la vicenda va letta in altra prospettiva, quella dell’epilogo della vecchia gestione leghista e di una sorta di resa dei conti su un iter politico-gestionale piuttosto monolitico, sia pur controverso,ma durato circa trentanni e che ha avuto un ruolo trainante,nel bene e nel male, nel processo di riforma dell’assetto costituzionale italiano ed in particolare nella riforma del titolo quinto della Carta fondamentale (un testo per tutti può aiutare ad avere un quadro storico: “Il Vento della Padania” di Guido Passalacqua). Ragionando sempre in termini di sintesi politica piuttosto che giudiziaria viene spontanea una riflessione ulteriore,poiché oggi gli elettori padani o di origine settentrionale che potevano aver creduto nella suggestione dell’indipendenza del nord e della creazione di una nuova forma di Stato, federale piuttosto che centralizzata, come soluzione a molti dei problemi atavici della macchina burocratica e del carrozzone politico, da anni ormai sempre più caratterizzato dai vizi tipici del modello borbonico e papalino, piuttosto che dall’unico modello giuridico-istituzionale valido sperimentato storicamente in alcune regioni dello Stato italiano, vale a dire quello austro-ungarico, appaiono rimasti orfani financo di questo miraggio suggestivo bossiano, forse irrealizzabile tecnicamente o in concreto, forse persino discutibile a livello storico, se si considera che l’invasione del sud e del centro era avvenuta ad opera dei piemontesi, cioè del nord e non fosse stato affatto il nord,viceversa, ad essere stato conquistato o accorpato coattivamente. Rimane il fatto, però, che la debacle bossiana ha partorito Matteo Salvini come segretario del partito più vecchio tra quelli dell’attuale arco parlamentare,lo stesso partito che ha contribuito,a mio avviso più di tangentopoli  stessa (tangentopoli inizia dopo che la Lega riesce a conquistare con Formentini il Comune di Milano e si tratta del primo successo cui seguirà un’escalation, sia pure con i suoi alti e bassi, ragion per cui nessuno riuscirà mai a dissuadermi dall’intima convinzione che fu tangentopoli una conseguenza delle vittorie della Lega, che metteva in discussione lo stesso processo e assetto unitario dello Stato e non viceversa), ad archiviare la prima Repubblica. Ma l’analisi sulla segreteria Salvini rischia di essere anche più deludente, almeno sotto un profilo strettamente ideologico (sempre che di ideologia si possa parlare a proposito di un partito che non intende principalmente cambiare la forma di governo o l’ordine socio-economico esistente,almeno nelle dichiarazioni di intenti statutarie, quanto la forma stessa dello Stato, proponendo dunque una sorta di rivoluzione giuridico-istituzionale prima che politica!). Infatti Salvini non sembra far più dell’indipendenza padana e dell’identità padana il punto di forza del suo programma,tentando anzi di strizzare l’occhio anche al sud (frequenti i suoi viaggi a Lampedusa,ecc), a Roma e a movimenti come casa Pound, di ispirazione estremistica di destra o a partiti centralisti e patriottardi come Fratelli d’Italia e il Front Nationale di Marin Le Pen, pur di arrivare all’intento principale, radicalmente mutato e spostatosi pericolosamente a destra rispetto alla gestione bossiana, della lotta all’immigrazione e ad alcune minoranze etniche come gli zingari e i loro insediamenti (campi rom e ruspe per intenderci).Il partito di Bossi, che raccoglieva molti voti dalla classe operaia, arrivando ad essere insidioso persino in regioni del centro-nord come l’Emilia Romagna, la Toscana e il Friuli e Piemonte, con tradizionali roccaforti ed elettorato della sinistra,non era affatto,almeno per tutta la parte iniziale della sua storia, un partito di destra. Quello gestito da Salvini,invece, lo è decisamente diventato, perdendo gradualmente l’idea più suggestiva e trainante del repertorio bossiano, che pure confinava la Lega ad una dimensione di partito macroregionale al massimo, più che nazionale,l’idea cioè che dalle ceneri della corruzione e dalle mafie saldamente inserite nei gangli stessi del morente e malfermo Stato italico dovesse nascere una nuova entità nazionale, la Padania, che avrebbe consentito al nord, produttivo e operoso, di riappropriarsi della sua indipendenza amministrativo-istituzionale,garantendo anche la priorità a certi impieghi pubblici ai residenti autoctoni rispetto a stranieri e forestieri. Pragmatismo e cinismo politico e xenofobia come carta vincente,piuttosto che utopismo indipendentista e identitario. Il problema politico centrale quindi,oggi, all’alba di quello che possiamo definire come il processo con cui lo Stato unitario italiano contesta alla gestione Bossi-Belsito,ecc. della Lega Nord di aver subìto una truffa aggravata, riuscendo addirittura a garantire la costituzione di parte civile del Parlamento, massimo organo costituzionale rappresentativo nel nostro sistema, e presentandogli il conto dei risarcimenti,ruota intorno al “tradimento” potenziale o virtuale dell’identità e della suggestione della patria padana (art. 1 dello Statuto del partito) in nome di un pragmatismo machiavellico che ha deviato pericolosamente dalla linea bossiana,ma che rischia di pretendere di muovere e suggestionare le masse,non sulla base di un “sogno di indipendenza e libertà”,opinabile quanto si vuole, ma di un incubo o di un’ossessione xenofoba o di un cinismo da realpolitik, che non potrà mai, alla lunga, fungere il ruolo di forza di trazione e resistere per trentanni,poiché alimentato unicamente dal senso di paura o turbamento creato dall’emergenza emigrazione e dunque destinato a sciogliersi come neve al sole, non solo nel caso di una risposta europea e tedesca convincente a tale fenomeno (vedasi la mossa strategica e umanitaria di Angela Merkel sul diritto d’asilo ai Siriani e le fasi due e tre della progettata strategia europea contro il fenomeno della partenza delle “carrette del mare”),ma anche nel caso in cui partiti diversi e più giovani, come i cinque stelle, decidano di cavalcare la stessa tigre,in certo qual modo, e soprattutto laddove si consideri che è la forza delle idee e delle strategie a prevalere nel tempo, anche nelle battaglie politiche, e non la pura tattica o la forza della paura del diverso o dell’incognito…..