È morto Jonah Lomu, 40 anni, leggenda degli All Blacks. È accaduto nella sua casa di Auckland, in Nuova Zelanda. È stato stroncato da una malattia degenerativa che aveva compromesso i suoi reni costringendolo prima al ritiro dal rugby, e poi al trapianto nel 2004.
Molti i commenti, tra cui quello del premier neozelandese John Key, che si è detto “profondamente addolorato per la scomparsa di un atleta considerato la prima vera superstar del rugby”. Anche il capo della federazione di rugby neozelandese ha detto “era una leggenda del rugby amato da tanti fan di questo sport”. Non manca l’addio al campione originario di Tonga del capitano della nazionale azzurra di rugby, Sergio Parisse, che lo ha affidato a Twitter. Era soprannominato bonariamente il “gigante nero” per la sua mole atletica, 196 cm di altezza e quasi 120 kg di peso, è stato l’unico a saper coniugare agilità e possenza fisica, ma anche ottime capacità di interpretare il gioco e gli schemi nel miglior modo per arrivare a meta: quelle con la sua firma sono 37 in 63 partite con la sua nazionale in sole 8 stagioni, di cui 5 proprio all’Italia in tre partite.
Ha impersonato il rugby, anche attraverso le sue doti personali, come l’esuberanza e la simpatia, che lo hanno portato dopo il ritiro a prestarsi come testimonial in molte pubblicità; ha trascinato gli All Blacks diventandone un simbolo e fatto sognare molti tifosi anche grazie alla Haka, la danza ormai rituale della squadra prima di ogni partita.
l’utlima apparizione pubblica risale a poche settimane fa, in Inghilterra alla Coppa del Mondo di Rugby in veste di testimonial dell’evento e a Covent Garden la sua ultima Haka, nonostante i dolori e le condizioni di salute precarie: era in attesa di altro trapianto di rene, ma non ce l’ha fatta.
Marta Piccioni