Cinquant’anni di Franco Battiato: il cantautore alla Feltrinelli presenta la sua nuova “Anthology” – di Edoardo Barghini

    ROMA – Era il 1965 quando un ventenne Franco Battiato pubblicava il primo singolo. Oggi il cantautore siciliano, ormai affermatosi come una delle personalità più originali, creative e popolari della musica italiana, festeggia i suoi cinquant’anni di carriera in grande stile, pubblicando un’opera celebrativa dal titolo “Le Nostre Anime – Anthology”. Il cofanetto è disponibile dal 13 novembre in due versioni: una da 3 CD, contenenti 52 brani (le canzoni più belle e rappresentative scelte dallo stesso Battiato pescando da tutto il suo repertorio, molte reincise o remixate per l’occasione, con l’aggiunta di quattro inediti: una versione in inglese di “Centro di gravità permanente” in duetto con Mika, la cover di “Se telefonando” e due canzoni nuove di zecca); e una “deluxe” da 6 CD e 4 DVD, che offre una panoramica pressoché completa di tutta la produzione del poliedrico artista, incluse le sue composizioni classiche, di musica sperimentale e d’avanguardia e le sue esperienze da regista cinematografico.

    Ieri alla Feltrinelli di via Appia Nuova, alle ore 18:00, Battiato ha presentato questo suo ultimo lavoro discografico, rispondendo alle domande dei numerosi fan accorsi all’incontro con l’artista. Più che una semplice promozione del disco, l’evento – come era lecito aspettarsi da una personalità come quella di Battiato – si è trasformato in una chiacchierata imprevedibile e a tratti surreale, in cui il cantautore, come sempre ironico e distaccato, ha toccato svariati argomenti coinvolgendo il pubblico con le sue risposte spesso spiazzanti.

    Alla domanda di rito, «Che ne pensi della musica di oggi, e secondo te quale può essere il suo futuro?», Battiato glissa: «Non mi interessa, devo dire la verità. Se c’è qualcosa che mi piace, mi piace e basta. Non me la sento di giudicare: ognuno fa la sua strada».

    Ben più interessato si dimostra ad una domanda altrettanto classica: quella su come scriva le sue canzoni, come funzioni il suo “atto creativo”. «Succede questo: tu ti senti in una zona molto strana, per cui tu stai ad una tastiera e cominci a suonare, a improvvisare… e di colpo cominci a scoprire che qualcosa dentro di te sta camminando. “L’ombra della luce” è nata così: prendo l’armonium, comincio a improvvisare e di colpo sento: ‘Difendimi… dalle forze contrarie…’ e lì mi sono fermato. L’indomani, un’altra frase… e mi è durata un mese questa cosa. Con un piacere sublime. È una sensazione micidiale di bellezza.»

    La conversazione prosegue e inevitabilmente ricade sui temi mistici e filosofici da sempre cari al cantautore, sulla tensione spirituale che pervade le sue canzoni, sulla sua passione per la cultura orientale: temi su cui Battiato mostra tutta la sua competenza dispensando consigli a chi gli dice di volersi avvicinare a queste discipline. Molte domande del pubblico vertono inevitabilmente su temi di scottante attualità (situazione in Medio Oriente e fondamentalismo islamico), sui quali però il cantautore evita di pronunciarsi più di tanto.

    «Sono uno di quelli che credono che l’essere umano può fare qualunque cosa» conclude Battiato tra gli applausi del pubblico e le immancabili richieste di cantare qualcosa. «Credetemi: non è una cosa campata in aria, come una scemenza. È esattamente così. L’importante è pensare liberamente, con perseveranza, capire la complessità dell’ego. Capire che l’ego è una porcheria immonda, quindi bisognerebbe metterlo da parte… poi quando si comincia a sviluppare non più l’ego, ma l’altra parte, allora si potrebbe dire che riusciamo ad essere degli esseri degni di questo mondo.»

    E alla fine c’è spazio anche per un bellissimo imprevisto: un ragazzo del pubblico, studente di conservatorio, prende la parola per chiedere a Battiato di poterlo accompagnare al pianoforte. Il cantautore accetta ed i due improvvisano una bella versione piano e voce di una delle canzoni più amate, “La cura”, tra gli applausi e l’emozione dei presenti.