Gli inquirenti stanno valutando le responsabilità per istigazione al suicidio sulla morte del giovanissimo Alessandro Cascone (nella foto), il quale si è ucciso a soli tredici anni buttandosi dal balcone lo scorso 1 settembre.
Stando all’intervista del regista Giuseppe Sciarra per TSNnews a un concittadino di Alessandro (oggi padre di famiglia ed ex vittima di bullismo) le cose a Gragnano, piccolo centro in provincia di Napoli, non sarebbero cambiate minimamente dopo il tragico accaduto. Anzi, al contrario il bullismo sembrerebbe essere una costante nelle dinamiche di molti adolescenti.
Bullismo a Gragnano, un testimone: “L’argomento bullismo è sempre centrale, mancano le istituzioni”
L’intervistato onde evitare ritorsioni ha preferito parlare in forma anonima a Sciarra. A suo avviso poco si sarebbe fatto dopo la morte del povero Alessandro: “L’argomento bullismo è sempre centrale, e si è cercato di prestare attenzione alla tematica, ma nella pratica i prepotenti restano prepotenti e l’opposizione a tutti quegli atteggiamenti di prevaricazione o viene sottovalutata come ‘ragazzata’, o additata a sua volta come arroganza e maleducazione”. Inoltre, aggiunge il testimone, le istituzioni a quanto pare non sarebbero state presenti come avrebbero dovuto: “A parte qualche iniziativa (murales, incontri con la polizia a scuola sul cyberbullismo) in realtà è mancata un’istituzione (politica, religiosa, educativa) che permettesse non solo di far elaborare la gravità di questo evento, ma che fornisse i mezzi educativi strutturati necessari a tutta la comunità, a tutti i giovani e soprattutto a tutte alle famiglie per affrontare un percorso educativo rispetto a tale tema”.
Bullismo a Gragnano, un testimone: “Ho capito che di solito chi bullizza è perché viene bullizzato, in primis a casa, poi nella famiglia”
Sul bullismo subito sulla propria pelle d’adolescente l’uomo dice, ” I bulli, che mi prendevano in giro per il mio aspetto e per i miei atteggiamenti sono cresciuti, divenuti padre e madri [sic], nessuno di loro ha raggiunto traguardi scolastici o lavorativi significativi, ma spesso i loro figli perpetuano i comportamenti dei loro genitori. Ho capito col tempo, che di solito chi bullizza è perché viene bullizzato, in primis a casa, nella famiglia e riprende questo schema comportamentale nel rapportarsi con gli altri. ”.
L’uomo teme per i propri figli, troppo perbene per una realtà fondata sulla prevaricazione e la violenza come quella della piccola cittadina campana: ” Spesso come genitore, vivo con terrore le vicende che riguardano i miei figli. Questo mi ha portato inizialmente a proteggere e spesso a cercare di mascherare la natura dei miei bambini, per timore che subissero quello che ho subito io. Poi ho capito che loro devono essere loro stessi, e che io non posso esserci sempre a sostenerli e quindi cerco di parlare con loro e farmi spiegare le cose che accadono”.
Bullismo a Gragnano, un testimone: “Siamo sempre lì: sono gli adulti i primi a dover essere rieducati, e poi i ragazzi”
Lascia allibiti il comportamento di alcuni genitori di Gragnano che si scrollano di dosso qualsiasi responsabilità sul bullismo del quale sono responsabili i figli: “Quando in qualche caso ho fatto notare che alcune vicende riportate dai bambini avessero connotati preoccupanti, ho trovato molto sostegno negli insegnanti, ma non in molti genitori o operatori che hanno generalizzato e sottovalutato comportamenti scorretti sia verbali, che fisici di altri bambini. Quindi siamo sempre lì: sono gli adulti a dover essere rieducati e poi i ragazzi”.
Dunque a Gragnano. la morte di Alessandro ha sicuramente scosso una parte della comunità ma c’è chi continua imperterrito a non prestare attenzione sui disagi di molti adolescenti e a banalizzare accaduti gravissimi come ragazzate di poco conto. Il che è un fallimento umano e sociale dopo la morte di un adolescente che si è ucciso forse perché vittima di qualcosa di terribile che viene spacciato come normalità ma che si chiama bullismo, una piaga che continua a fare vittime e a chiedere giustizia! Max